Comacchio
28 Marzo 2019
Tre ex gestori di un night club del comacchiese alla sbarra. L'indagine nacque dalle informazioni date da una ex intrattenitrice ai Carabinieri dopo che la sua amica era deceduta nell'indicente di Ponte Trapella

Dalla tragedia di Massenzatica a un processo per prostituzione

di Daniele Oppo | 3 min

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Comacchio. Favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. È l’accusa di cui devono rispondere gli ex gestori  del circolo privato Blue Night di Vaccolino, indagati nel 2014 dopo le rivelazioni fatte ai carabinieri da una ragazza che al tempo lavorava nel locale, e oggi a processo davanti al Tribunale di Ferrara.

Indagine che prende le sue mosse da una tragedia, quella dell’incidente accaduto il 18 marzo 2014 sul Ponte Trapella a Massenzatica, in cui morirono quattro giovani, tra i quali una giovane ragazza romena che lavorava al Blue Night. Secondo quanto detto in udienza mercoledì mattina dal maresciallo del Norm di Comacchio che si occupò delle indagini, quella tragedia portò una delle giovani intrattenitrici del club, sconvolta dalla perdita di un’amica, a confidarsi con i militari, raccontando loro dei rapporti tra le ragazze e i clienti.

In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, i clienti pagavano per poter uscire con le ragazze durante l’orario di lavoro al night, alla sera dunque e fino a notte fonda, e poi consumavano dei rapporti sessuali con loro. Il pagamento veniva effettuato o nelle mani dei gestori del club all’uscita (se la ragazza era al lavoro), oppure direttamente nelle mani della ragazza se il pagamento avveniva per trascorrere con loro la serata intera, poi lei avrebbe diviso a metà con i gestori: Alderico Ferroni, Matteo Bertarelli e Ionela Dobre (che sono difesi dagli avvocati Raffaella Spadoni del Foro di Bologna e Paolo Cristofori del Foro di Ferrara).

C’era anche una tariffa, 15 euro ogni 20 minuti trascorsi fuori dal locale, il corrispettivo di quello che sarebbe costata la serata tra drink e servizio di compagnia. Secondo gli accertamenti degli inquirenti, venivano pagati nei fatti tra i 180 e i 250 euro, in base al giorno della settimana, con la tariffa che andava a crescere avvicinandosi al weekend. Alcuni ex clienti hanno detto di aver pagato 60-80 euro andando a prendere le ragazze in prossimità della chiusura del locale, così da pagare meno.

Come rilevato dalle difese in udienza, delle sei persone – le ragazze intrattenitrici, quasi tutte di nazionalità romena e una marocchina – individuate come parti offese, nessuna è stata chiamata a testimoniare, né è stata sentita dai carabinieri in fase d’indagine. Oggi sembrano essere irreperibili. Solo una è stata sentita, ovvero la ragazza che ha rivelato il sistema, ma è emerso che in quel periodo aveva anche abbandonato il lavoro per dissidi proprio con i gestori, forse legati anche allo stato d’animo dopo la tragedia di Massenzatica.

In alcune intercettazioni, secondo quanto riferito sempre dal maresciallo, le ragazze chiedevano l’autorizzazione per uscire con il cliente e in almeno uno stralcio letto in aula è sembrato abbastanza chiaro il riferimento alla possibilità di consumare rapporto sessuali (all’inverso in realtà, dato che si faceva riferimento al fatto che il cliente fosse “impotente” per problemi al cuore).

Quello del pagamento per l’uscita era forse “un escamotage”, come lo ha definito il carabiniere, riferendosi apparentemente al fatto che in questo modo venivano organizzate e pagate prestazioni di tipo sessuale senza che queste venissero consumate all’interno del locale, escludendo così un coinvolgimento diretto dei titolari dello stesso.

Sentiti dal giudice, alcuni testimoni hanno negato che pagassero per avere del sesso, affermando che in realtà trascorrevano solo alcune ore per delle chiacchiere o per divertirsi, contaddicendo però quanto da loro stessi affermato ai carabinieri quando vennero sentiti in caserma. In alcuni casi, e questo è stato accertato anche dai militari, i clienti avevano intrattenuto delle relazioni di tipo più intimo con alcune ragazze, trovandosi però anche in questo caso a pagare per uscire con loro durante l’orario di lavoro.

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