(archivio)
Terre del Reno. Stesso tribunale, due sentenze di segno opposto. Se il processo per i crolli alla Tecopress durante il sisma 2012 si era concluso con una sentenza ‘storica’ che condannava datore di lavoro e responsabile per la sicurezza, quello “fotocopia” per i crolli alla Ceramica Sant’Agostino è terminato con un’assoluzione per tutti, progettisti ma anche parte datoriale.
La sentenza è arrivata nel primo pomeriggio di martedì 12 febbraio, dopo l’ultima arringa difensiva. Nessuna responsabilità, dunque, per Ennio Manuzzi, titolare dell’azienda di Sant’Agostino dove il 20 maggio 2012 persero la vita i due operai Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni; e per i tecnici-progettisti Andrea Govoni, Andrea Fipertani e Bruno Luigi Formigoni. Tutti erano accusati di omicidio colposo e per tutti il sostituto procuratore Ciro Alberto Savino aveva chiesto la condanna ‘simbolica’ – come nel processo Tecopress – a 4 mesi di reclusione, già scontati per la scelta del rito abbreviato.
“Siamo molto soddisfatti – commenta l’avvocato Riccardo Caniato, legale di Manuzzi e Fipertani -, eravamo assolutamente consci delle possibilità di assoluzione. Abbiamo sempre pensato che non ci fossero elementi di responsabilità per gli imputati”.
In questo processo non c’erano parti civili, essendo intervenuto un accordo in una fase precedente.
Quello di Ceramica Sant’Agostino era il primo banco di prova per testare la tenuta delle argomentazioni adottate non solo dalla Procura cittadina per fondare l’impianto accusatorio, ma anche e soprattutto dal giudice Vartan Giacomelli nella sentenza sui crolli alla Tecopress, che fu di segno opposto anche rispetto ai precedenti casi già decisi in maniera favorevole alle aziende nel Modenese. Non rimane che aspettare le motivazioni per capire quali siano gli argomenti che hanno portato il giudice Piera Tassoni a seguire un percorso decisionale differente.
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