Sant’Agostino. Come già accaduto per il caso simile della Tecopress, anche per i crolli avvenuti alla Ceramica Sant’Agostino durante il sisma 2012 il pm Ciro Alberto Savino ha chiesto la condanna ‘simbolica’ per tutti gli imputati, non per incarcerare qualcuno ma per stabilire un principio di giuridico nella valutazione delle responsabilità in casi simili.
La richiesta, giunta nell’udienza di giovedì mattina, include già lo ‘sconto’ per la premialità del rito scelto (giudizio abbreviato) ed è di 4 mesi di reclusione (con pena sospesa) per tutti gli imputati: Ennio Manuzzi, titolare dell’azienda e i tecnici-progettisti Andrea Govoni, Andrea Fipertani e Bruno Luigi Formigoni.
Tutti sono accusati dell’omicidio colposo di Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni, che rimasero schiacciati nel crollo del modulo 2 del capannone della Ceramica. Cavicchi e Ansaloni morirono a seguito della scossa del 20 maggio, aveva iniziato il turno di notte alle 22 del giorno precedente. Erano addetti al reparto monocottura e al momento del crollo si trovavano presso i forni. Il loro collega di turno riuscì a raggiungere l’uscita prima che fosse troppo tardi e diede l’allarme.
L’ipotesi accusatoria – così come nell’altro processo per i crolli alla Tecopress di Dosso, dunque nello stesso territorio – è quella di un mancato rispetto delle norme costruttive per rendere i capannoni resistenti alle scosse sismiche e un mancato rispetto delle norme sulla sicurezza nel lavoro.
In questo processo non ci sono parti civili, già risarcite del danno con un accordo tra le parti sottoscritto alla fine del 2016.
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