Politica
14 Gennaio 2019
La consigliera regionale pubblica una 'infografica' in cui ironizza sulla raccolta firme del politico e critico d'arte

Zappaterra: “I firmatari dell’appello di Sgarbi: parenti, abbindolati e aspiranti assessori”

di Ruggero Veronese | 2 min

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“Per una città che sappia guardare lontano”, questo lo slogan della lista civica Ferrara Futura del candidato sindaco Daniele Botti, che spicca in mezzo alle bancarelle di cibo della tradizione ferrarese in un fucsia sgargiante. A raccogliere le firme e spiegare ai passanti il programma elettorale i candidati della lista e Botti in compagnia del deputato di Italia Viva Luigi Marattin

Occorre un sindaco che lavori per il futuro di questa città

I Civici intervengono su una città che invecchia e con i giovani troppo spesso costretti a emigrare. "Lo stesso 'Patto per il lavoro e per il clima - Focus Ferrara' sottoscritto nel 2021 dalle istituzioni e parti sociali ferraresi riconosce la crisi demografica, insieme all’emergenza climatica, come il principale problema da affrontare e individua gli interventi per affrontarla, ma è rimasto lettera morta"

Come ha fatto e quali argomentazioni ha usato Vittorio Sgarbi per raccogliere le firme di 200 intellettuali da ogni parte d’Italia contro l’ampliamento del Palazzo dei Diamanti? Alla domanda, che probabilmente qualche lettore nei giorni scorsi si sarà posto, ha provato ironicamente a rispondere la consigliera regionale del Pd Marcella Zappaterra, attraverso una ‘infografica’ condivisa sui propri account social.

Il senso del tutto, al di là dei toni umoristici, è molto chiaro: Zappaterra mette in serio dubbio che i firmatari della petizione – anche se di grande fama – possano davvero avere una chiara e competente opinione sul Palazzo dei Diamanti e sul progetto osteggiato da Sgarbi. Il successo dell’appello del politico e critico d’arte sarebbe quindi dovuto più alla sua fama e ai suoi rapporti personali che a un reale rischio di ‘scempio’ per il monumento ferrarese.

“Deve essere successo più o meno così: la Vigilia di Natale, o magari anche il giorno stesso poco prima del pranzo – si legge nel post di Zappaterra -, ai 200 firmatari squilla il telefono, sullo schermo compare “Vittorio Sgarbi” quindi non si può non rispondere e dall’altro capo del telefono parte la descrizione sullo scempio che si sta consumando a Ferrara per mano della Giunta Pd al grido di “vogliono devastare Palazzo dei Diamanti!”. I chiamati, o almeno buona parte di loro, un po’ imbarazzati (c’è anche chi non sa neppure che a Ferrara esiste un palazzo con quel nome) con i tortellini già nel piatto che rischiano di raffreddarsi danno immediata adesione alla causa”.

Ecco quindi la composizione dei 200 firmatari secondo la consigliera Pd: solo un 15% di ‘consapevoli’, mentre la quota restante è formata da un 30% di ‘abbindolati’, un 5% di ‘parenti’, 30% di ‘persone che non potevano dirgli un NO’ e 20% di ‘persone che in questi casi dicono sempre sì’. Una platea di firmatari formata secondo Zappaterra da ‘incazzati col Pd’ (40%), ‘odiatori seriali della salama da sugo’ (20%), ‘No Tav, No Vax, No Tax etc’ (20%) e addirittura dalla categoria ‘Mi serve un assessore in giunta’ (5%), che lascia trasparire qual è secondo la consigliera il reale obiettivo futuro di Sgarbi.

Una convinzione che si fa ancora più esplicita nella conclusione del suo post: “Ultima nota a margine: i ferraresi sono meno del 10%…mi pare che tutta la vicenda abbia più a che fare con la scadenza elettorale che con il progetto in sé”.

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