Politica
23 Novembre 2018
Marchetti ha chiesto alla giunta regionale di indicare nelle linee guida regionali, la lingua inglese come "unica lingua integrativa all’italiano"

Consigliere leghista chiede di vietare le indicazioni in arabo negli ospedali

di Ruggero Veronese | 2 min

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Daniele Marchetti (Lega)

Stop alle indicazioni e alla segnaletica in arabo negli ospedali dell’Emilia-Romagna: l’unica lingua alternativa all’italiano deve essere l’inglese. È già destinata a far discutere la risoluzione presentata alla giunta regionale dal consigliere leghista Daniele Marchetti, dove chiede di “indicare, nelle linee guida del Sistema sanitario regionale, la lingua inglese come unica lingua integrativa all’italiano da inserire nelle nuove installazioni segnaletiche dei nosocomi della regione”. Secondo Marchetti infatti le indicazioni in arabo, più che facilitare l’orientamento negli ospedali, costituiscono un freno all’integrazione delle comunità straniere.

“In quasi tutti i paesi europei – afferma il consigliere – l’inglese è la lingua straniera più insegnata negli istituti di istruzione primaria e secondaria. A livello UE, quasi tutti gli alunni (il 97,3%), studiavano inglese durante l’istruzione secondaria inferiore nel 2014. Inoltre, la percentuale di alunni che imparano l’inglese a livello primario è aumentata a livello UE di 18,7 punti percentuali dal 2005, raggiungendo il 79,4%”.

Dati che dimostrano secondo Marchetti che il sistema deve puntare quanto più possibile a una “semplificazione” anche per quanto riguarda la segnaletica: “Se è vero che la semplificazione è una delle strade da intraprendere per migliorare l’efficienza comunicativa e l’integrazione tra cittadini italiani e cittadini stranieri che fruiscono del nostro servizio sanitario è anche vero che non è certo la lingua araba, che spesso troviamo nelle segnaletiche all’interno degli spazi del Servizio sanitario regionale, ad agevolare i fruitori degli spazi e nemmeno li aiuta ad integrarsi”.

Da qui la richiesta del consigliere del Carroccio, che aggiunge: “La volontà di indurre immigrati da Paesi arabi ad usare l’inglese rappresenta anche uno strumento in grado di facilitare la loro integrazione nella nostra società, giacché non si può pensare che dobbiamo essere noi, a casa nostra, a dover imparare la lingua araba per agevolare il loro inserimento sociale nel nostro Paese”.

La stessa questione per la verità era già stata posta parecchio tempo fa, nel gennaio del 2011, quando l’allora ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta rispose a un’interrogazione parlamentare di un suo collega di partito (Pdl) Fabio Garagnani, che chiedeva di rimuovere i cartelli in arabo dal Sant’Orsola di Bologna. “La maggior parte dei cittadini stranieri che afferiscono al Policlinico parlano quella lingua” (l’arabo, circa il 20% nel 2009 secondo i dati di Brunetta, ndr) e “il Policlinico ha quindi elaborato un progetto di facilitazione degli accessi ai cittadini di lingua e cultura diversa da quella italiana, anche nell’ambito di un progetto regionale per la riduzione delle disuguaglianze”.

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