Comacchio
16 Novembre 2018
L'elaborazione dei dati già presenti nel progetto evidenzia le "importanti quantità di emissioni" e i potenziali danni all'ecosistema del Delta

Ex Cercom, lo studio commissionato dal M5S: “Impatto ambientale pesante”

di Redazione | 3 min

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Comacchio. “Quel tipo di impianto, per come è stato progettato, non ha assolutamente un impatto ambientale irrilevante, anzi”. Parola di Marco Stevanin, architetto ed esperto di valutazioni ambientali (responsabile dello Studio Terra Srl di San Donà di Piave), incaricato dal meetup 5 Stelle ‘Comacchio e 7 Lidi’ di approfondire con il suo team la questione legata alle emissioni in atmosfera di particelle inquinanti derivate dalla lavorazione della ceramica, ossia dal processo produttivo previsto nella ‘nuova Cercom’.

L’insediamento – che vede la ditta imolese Sacmi pronta ad attuare un piano di ristrutturazione edilizia e ampliamento del complesso industriale sorto negli anni Sessanta a ridosso di Porto Garibaldi – è notoriamente mal visto dal gruppo di rappresentanti politici e cittadini riuniti nel Comitato ‘No Fabbrica delle Polveri’. “Tonnellate di polveri – sottolinea Stevanin –, emesse dai camini in quantità non trascurabili già in fase di start up”.

Trattasi di particolato, polveri polveri fini e ultrafini, ossido di azoto e ossido di zolfo, e di un “timbro emissivo pesante, quantitativi emissivi orari e giornalieri di tutto rispetto. Oltre agli inquinanti principali – aggiunge lo Studio – possono inoltre essere potenzialmente presenti anche metalli pesanti (rame, manganese, cobaldo, cromo, piombo, cadmio), fluoruri e altri inquinanti derivati dall’impiego di vernici e coloranti. E ci siamo limitati alle emissioni in atmosfera, perché l’incarico prevedeva quello”.

Per Stevanin “i dati parlano da soli” e sono quelli estrapolati dal progetto della ditta proponente Sacmi. Per il particolato (Pts) si quantificano emissioni per 25 tonnellate all’anno in fase di start up, che diventano 130 a pieno regime. Per quelle di ossido di azoto si va dalle 264 alle 1774 tonnellate, per l’ossido di zolfo si parte dalle 26 tonnellate per arrivare a 170. Per quanto riguarda il monossido di carbonio, si parla invece di 90 tonnellate di emissioni annue.

“Considerando i potenziali effetti sulla vegetazione e sugli ecosistemi, i meccanismi di azione degli inquinanti atmosferici sulle piante e gli effetti dei metalli pesanti anche sulle specie animali, riteniamo che l’intervento di ristrutturazione impiantistica in questione non sia assolutamente conciliabile con le peculiarità e la forte sensibilità dello stato dei luoghi oggetto di insediamento, ovvero il Parco del Delta del Po. Basti pensare ai potenziali danni che verrebbero arrecati alla flora, alla fauna e ai già delicati equilibri degli ecosistemi presenti, come ampiamente documentato dalla letteratura scientifica”.

“Un progetto siffatto – conclude la perizia – deve essere a nostro parere necessariamente sottoposto ad una approfondita valutazione di impatto ambientale e sanitario”.

L’insieme di enti e soggetti che dovranno esprimersi sul progetto, ricordiamo, si riuniranno venerdì 16 novembre nella nuova Conferenza dei Servizi, inizialmente prevista per il 29 ottobre scorso e poi rimandata anche per andare incontro alla richiesta della Soprintendenza archeologica di avere più tempo per formulare l’istruttoria.

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