Attualità
15 Novembre 2018
L’urgenza di frenare l’avanzata leghista spinge il sindaco a stemperare ancora i problemi, ma a Ferrara la criminalità organizzata esiste e bisognerebbe parlarne con più franchezza

Mafia nigeriana? Se Tagliani si incarta sulle definizioni, Ferrara ha già perso

di Ruggero Veronese | 5 min

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Quando la politica si incarta sui termini e le definizioni, state pur certi che è molto lontana dall’affrontare i problemi. È quello che ho pensato leggendo la replica del sindaco Tagliani al leghista Alan Fabbri sulla questione della mafia nigeriana a Ferrara.

Per Tagliani a Ferrara non si può parlare di alcun problema di mafia nigeriana. Per sostenere questa tesi cita una serie di autorevolissime fonti ufficiali – dal questore alla Direzione Nazionale Antimafia – aggiungendo da provetto avvocato che nel tribunale di Ferrara non si sono celebrati processi a nigeriani per reati di mafia.

Per Fabbri invece a Ferrara il problema esiste eccome: per sostenerlo cita le parole di Alfredo Fabbrocini della Direzione Centrale Anticrimine, secondo cui si possono ravvisare dinamiche mafiose nella gestione piramidale dello spaccio e della prostituzione.

In mezzo a tutti i richiami a questa o quella onnisciente autorità poliziesca o giudiziaria, entrambi i contendenti ne approfittano per assestare le solite frecciatine all’avversario in vista delle prossime elezioni.
Fabbri rinfaccia al Pd di aver sottovalutato per anni i problemi di sicurezza e le difficoltà di integrazione a Ferrara.
Tagliani lo invita a contattare direttamente il suo noto conoscente nonché diretto superiore nella Lega, tal Matteo Salvini, che di mestiere fa il ministro dell’Interno e potrebbe essere l’uomo giusto a cui chiedere rinforzi per la polizia di Ferrara.

Ha ragione Fabbri? Ha ragione Tagliani? Per certi versi hanno ragione entrambi, almeno per quanto riguarda le critiche all’avversario (lì hanno quasi sempre ragione): il leghista nel sostenere che il Pd ha avuto il prosciutto davanti agli occhi per anni, riducendo dinamiche anche molto violente e degradanti a mere scaramucce private. Il sindaco nel far notare che è proprio uno strano doppio gioco quello che oggi fa la Lega sulla pubblica sicurezza: se la prendeva con i Minnitti e gli Alfano di turno quando non facevano nuove assunzioni in polizia, ma ora che al vertice delle forze dell’ordine c’è Salvini guarda solo alle responsabilità dei sindaci. Comodo così.

E così arriva la sera, e anche oggi ci siamo beccati la nostra bella razione quotidiana di supercazzole politiche senza nemmeno sfiorare il nocciolo pratico della questione, ovvero cosa si potrebbe realmente fare contro la criminalità e per aiutare l’integrazione di certe etnie a Ferrara. Come se ciò di cui si lamenta chi vive con gli spacciatori sotto casa fossero le definizioni sul codice penale. Come se l’urgenza stia nel chiarire se la piramide della criminalità organizzata nigeriana è più o meno strutturata di quella italiana, se arriva o meno a quella soglia limite tale da poter essere definita mafia.

Ma chissenefrega, scusatemi tanto.

Il sindaco Tagliani si può risparmiare le telefonate e le attese in linea con la Direzione Nazionale Antimafia e limitarsi a riconoscere un fatto ormai assodato: a Ferrara esiste un notevole problema di criminalità che coinvolge per molti aspetti persone nigeriane. Non la vogliamo chiamare mafia? Chiamiamola semplicemente criminalità organizzata, basta che non si neghi l’evidenza dei fatti. Capisco l’urgenza di Tagliani nel voler disinnescare le ‘bombe’ della Lega, ma francamente non si può neanche cercare di stemperare l’allarme con affermazioni come “abbiamo vissuto nel mese di luglio un unico episodio di aggressione”. Innanzitutto perché non è vero: lo scorso luglio è stato probabilmente il mese più sanguinario di cui io abbia memoria in questa città, il ‘mese del machete’ per eccellenza con aggressioni violentissime in via Oroboni, via Bologna e corso Giovecca, solo per dire gli episodi principali.

Un’immagine dell’agguato in via Oroboni del luglio scorso

E poi perché, in ogni caso, in quel “unico episodio” a cui fa riferimento il sindaco è quasi morta una persona per strada. Si trattava di una vera e propria spedizione punitiva alla luce del sole e di fronte a decine di testimoni. Non è qualcosa a cui il cittadino deve fare il callo col tempo e sopportare, come l’inflazione, la nebbia o la calvizie. È un fatto a cui un sindaco dovrebbe guardare con estrema preoccupazione, non citarlo ‘al ribasso’ per cercare di parare l’avanzata leghista. Che tanto la si aiuta di più con queste dichiarazioni un po’ lontane dalla realtà che con duemila dirette Facebook di Naomo.

Lo stesso invito al realismo lo farei anche ad altre persone direttamente coinvolte nella questione, come il rappresentante della comunità nigeriana Kelvin Jakob che proprio ieri diceva sulle pagine del Carlino che “non c’è alcuna mafia nigeriana a Ferrara” e che le frequenti liti sono dovute a “questioni di rivalità amorose”.
Rivalità amorose.
Ma per piacere.

Kelvin è una persona per bene che cerca di fare gli interessi della propria comunità e di aiutarla a integrarsi, ma deve anche rendersi conto che non è raccontando inverosimili favole ai ferraresi che raggiungerà lo scopo. Anzi. Non fa che peggiorare la fama di una comunità che rischia di apparire (o addirittura di essere) anche omertosa, oltre che esposta alla criminalità. Creando solo ulteriore distacco e diffidenza.

Quindi chiamateli come volete i gravi e innegabili problemi di criminalità che affliggono Ferrara e le cui dinamiche finiscono frequentemente per coinvolgere persone nigeriane. Mafia o non mafia poco importa: quel che è certo è che a Ferrara la criminalità organizzata esiste e, tra una scaramuccia politica e l’altra, in questi anni è riuscita a guadagnare fiducia nei propri mezzi e ampi spazi di manovra. Affrontatela come volete, come potete, come riuscite, ma non fatelo a colpi di dizionario.

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