Politica
1 Novembre 2018
Il sindaco durissimo nei confronti di Naomo: “Ennesimo atto di prepotenza contro le istituzioni, ma non sarò io a presentare denuncia. Silenzio di Salvini e Fabbri sarà inequivoco”

Tagliani su Tricolore e Lodi: “Ora intervenga la Repubblica”

di Redazione | 3 min

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“Sarebbe davvero umiliante per i ferraresi tutti accettare l’ennesimo atto di disprezzo gratuito delle istituzioni da parte di Nicola Lodi come una goliardata esuberante da parte di chi, in questi ultimi tempi, ha già dato ampia prova di buffoneria pseudo squadristica”. Ci va giù duro il sindaco Tiziano Tagliani nel commentare il gesto dimostrativo del segretario comunale leghista che, nella notte tra mercoledì e giovedì, ha issato il vessillo leghista e salviniano sul pennone destinato a ospitare il Tricolore per la Festa delle Forze Armate e l’Unità d’Italia.

“Il vilipendio alla bandiera italiana che ha visto issarsi sul pennone di piazza Trento Trieste quella leghista – prima del 4 novembre giorno dell’Unità Nazionale – è un reato, un’ offesa alla Stato”, afferma senza mezzi termini Tagliani, che richiama alla memoria altre gesta di Lodi, accomunate dallo stesso giudizio. Grave, infatti, issare quella bandiera, “così come è grave impedire ai Carabinieri, con barricate, di accompagnare dove stabilito dal Prefetto nove ragazze di cui una in attesa; girare per le strade di Ferrara chiedendo i documenti ai passanti o girare davanti al Duomo con uno slittino trainato da un’ auto”.

Il giudizio è impietoso, ma se Nicola Lodi si aspettava, forse anche invocandola in maniera sfidante, una reazione legale da parte del sindaco, Tagliani non abbocca all’amo: “La bandiera italiana che il 4 novembre sventola per le forze armate è stata anticipata di notte, come ladri, da un vessillo di partito, un atto vigliacco, ma non sarò io a presentare denuncia. Piuttosto, perché non appaia mera diatriba di parte, valuterà il gesto chi a Ferrara rappresenta la Repubblica, anche se la violazione all’art.292 del codice penale è reato che si persegue d’ufficio e la notizia è pubblica”.

“Quello che la nostra città non tollererà – sentenzia però Tagliani – è un crescendo di prepotenza illegale proprio da parte di chi rappresenta in città la Lega: il partito che ha il proprio leader seduto sulla poltrona di Ministro degli Interni”.

E i toni non si intenerisco affatto quando il sindaco mette in guardia del “non scambiare per mero buffone chi minaccia le dipendenti comunali di essere trasferite dopo la sicura prossima vittoria elettorale, piuttosto diciamo a Salvini come ad Alan Fabbri che se copriranno, ancora una volta, lo squadrismo da operetta del loro rappresentante ne trarremo tutti il giudizio su quello che è il loro modello: quello in cui lo Stato è governato dal partito con la sua bandiera non dalla democrazia con il tricolore offeso da Bossi. Il loro silenzio sarà inequivoco. Noi a Ferrara  -conclude Tagliani – abbiamo ben memoria di come vanno a finire avventure con questo profilo, se ce ne fossimo dimenticati c’è sempre il muretto del Castello a ricordarlo”.

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