Attualità
20 Settembre 2018
Il medico Michele Franchi spiega cosa sia la legionellosi, da dove arriva e cosa provoca

Piccola guida alla Legionella

di Redazione | 4 min

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Ha fatto recentemente discutere l’episodio degli oltre 400 casi di legionellosi che hanno interessato la bassa bresciana e l’alto mantovano: dalle ultime verifiche sembrerebbe che la causa dell’epidemia sia da ricondurre alla diffusione atmosferica del battere da parte di alcune torri di raffreddamento di grandi impianti industriali della zona.

Ma che cos’è la legionellosi? Quali malattie provoca? E soprattutto: come proteggersi da eventuali contagi?

La legionellosi è un’infezione che colpisce l’apparato respiratorio, causata dal batterio Legionella pneumophila.

Le legionelle –ne esistono una cinquantina di specie diverse- vivono nell’acqua e sono trasmesse per inalazione attraverso le nebulizzazioni, respirando cioè goccioline di aerosol contenente vapore infetto. Più queste goccioline sono piccole, più facilmente penetrano nelle vie respiratorie, dove il batterio arriva e può dar vita all’infezione.

Questi patogeni vivono normalmente nei bacini idrici naturali e artificiali a temperature comprese tra i 25 e i 55 °C, al di sopra o al di sotto di questa soglia in genere non sopravvivono. Si possono annidare quindi in acque sorgive, comprese quelle termali, ma anche in fiumi, laghi, fanghi. Da qui possono raggiungere condotte e impianti idrici cittadini, come fontane, piscine, tubature, o gli impianti delle abitazioni. Ecco allora che piccole gocce d’aria generate da rubinetti, docce, impianti di umidificazione e da filtri vecchi e non puliti dell’aria condizionata possono essere la sorgente del batterio, anche nelle nostre case.

Le persone in buono stato di salute generalmente non si ammalano. I principali fattori di rischio sono l’età avanzata, la presenza di patologie croniche a livello polmonare (bronchite cronica del fumatore) o di patologie che danno immunosoppressione (tumori, diabete, HIV, ecc.). Monitorare la presenza del battere diventa quindi di fondamentale importanza negli ospedali e nelle strutture assistenziali dove sono ricoverate le persone più fragili, quindi più a rischio.

La malattia prende questo nome da un’epidemia scoppiata tra i veterani della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia. In quell’occasione 221 persone contrassero l’infezione dai sistemi di aria condizionata dell’albergo e 34 morirono.

In caso di contagio, il periodo di incubazione va da 2 a 10 giorni e i sintomi possono manifestarsi in due forme. Una più lieve, una febbre di 3 o 4 giorni, e una più grave che sfocia in polmonite e richiede il ricovero. La guarigione dipende dall’età e dallo stato di salute generale del paziente.

Sempre di più negli ultimi anni è emersa come causa di epidemie la disseminazione del battere da parte torri di raffreddamento delle aziende, che disperdono il battere nell’atmosfera attraverso vapori. Episodi di questo tipo si sono già verificati in Portogallo a Vila Franca de Xira (375 casi) ed in Norvegia. Non è stato invece ancora possibile definire le cause di epidemie analoghe nella zona di Cittadella di Parma nel 2015 e di Bresso, vicino Milano nel 2018. Meno probabile è la contaminazione tramite acquedotti pubblici, che sono solitamente ben controllati. Sbaglia invece chi attribuisce queste epidemie a fenomeni migratori, che non hanno alcun legame con la patologia.

I casi di legionellosi diagnosticati in Italia nel 2015 sono stati circa 1500.

E’ importante sottolineare che anche se le epidemie ottengono maggiore attenzione mediatica, la gran parte delle infezioni è spesso legata a contaminazioni in ambienti domestici o alberghieri, si tratta quindi di casi sporadici la cui prevenzione è anche responsabilità di ciascuno di noi.

Il batterio si debella con una bonifica della rete idrica, ma può essere utile – se si è tra i soggetti a rischio o si vive in aree di possibile diffusione – evitare di esporsi a vapore acqueo, pulire spesso i filtri dei rubinetti, i bollitori e altri serbatoi di acqua domestica, disinfettare periodicamente gli impianti di ventilazione e di condizionamento e lasciare scorrere l’acqua della doccia ad alte temperature per neutralizzare il batterio, che, come abbiamo detto, muore dopo i 55 °C.

Per il controllo delle epidemie, sarà compito delle istituzioni competenti censire, campionare e verificare le manutenzioni delle torri di raffreddamento/evaporazione presenti sul territorio, in modo tale da evitare dispersioni del patogeno nell’atmosfera.

*Medico chirurgo di Ferrara, specialista in Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica

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