Comacchio
19 Settembre 2018
Durissima reazione del'associazione sull'insediamento previsto: "Si faccia altrove o lo chiederemo formalmente per manifesta insussistenza"

Ex Cercom, Legambiente: “Stop o dismettiamo il Parco”

di Redazione | 2 min

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Comacchio. Nel caso Ex Cercom “si sta attuando una forzatura inaudita in spregio allo statuto del Parco e alle regole di buona pianificazione: prevalga il buon senso, la politica prenda atto della svista e torni sui suoi passi o chiederemo formalmente di dismettere il Parco del Delta per manifesta insussistenza”. È durissima e determinata la reazione Legambiente alla possibilità di insediamento di quella che i detrattori hanno soprannominato ‘Fabbrica delle Polveri’ nella zona costiera tra Comacchio e Porto Garibaldi.

La ‘nuova Cercom’, uno stabilimento che lavorerà materiali inerti funzionali all’industria ceramica, “è quello che il sindaco ed il gruppo di maggioranza del Comune di Comacchio intendono approvare grazie alla cancellazione di norme di tutela del Parco Regionale approvate solo sei anni fa” denuncia il direttivo regionale dell’associazione, lanciando un allarme “per un’industria, promossa anche da privati, completamente incongruente con il territorio e con le vicine stazioni turistiche dei Lidi”.

Per Legambiente non ci sono margini di trattativa possibili: la nuova Cercom deve sorgere altrove, in aree industriali preposte e lontano da un sito protetto di interesse comunitario. “Lo stesso Piano del Parco attualmente in vigore prevede la delocalizzazione delle attività produttive residue e nel comacchiese esistono aree industriali apposite per ospitare insediamenti produttivi e salvaguardare i posti di lavoro connessi”.

“Le assurdità urbanistiche e territoriali non finiscono qui: l’area non è servita da viabilità idonea né da rete ferroviaria e riceverebbe la materia prima dal porto di Ravenna, (dove esiste già un’area industriale che potrebbe ospitare tale insediamento), aumentando inoltre il traffico sulla già satura Statale Romea. Il recupero del vecchio impianto – sottolinea ancora Legambiente – raddoppierebbe i volumi del vecchio, con edifici alti fino a 34 metri ed 8 camini visibili da grande distanza”.

“Ad oggi la Commissione Paesaggio ha dato pareri negativi e sussistono forti dubbi anche sulla procedura, dato che secondo l’interpretazione dell’Ente Parco si tratterebbe di un intervento su un’attività esistente, mentre la produzione è ormai assente dal 2009, come evidenziato in modo ufficiale anche dagli uffici regionali con lettere a firma del Responsabile delle aree protette e del responsabile del Servizio Giuridico del Territorio”.

Per gli ambientalisti dunque “la proposta dovrebbe essere già stata respinta se non fosse per l’orientamento politico favorevole delle amministrazioni coinvolte, con l’esito di favorire alcuni gruppi economici a discapito della comunità”.

 

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