Attualità
14 Febbraio 2018
Un pannello contenente errori clamorosi stava per essere esposto al Museo dell'ebraismo. Peruffo (Fi): “Pessima immagine di un'eccellenza nazionale”

“Traduzione orripilante”. Il Meis stava per scivolare sull’inglese

di Redazione | 2 min

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Giudeo tradotto in inglese con “judge”, ovvero giudice. Ebrea tradotto con “eberre”, parola dal significato ignoto, anche dalle parti del Tamigi. Consolato tradotto con “consolidated” (ovvero consolidato, unificato). Il nobilissimo Materno Ciniegio, prefetto d’oriente nell’Impero romano, che diventa un (aspirante, forse) nobile cinese. Per non parlare della sintassi.

Sono solo alcuni dei clamorosi errori di traduzione presenti in un pannello che stava per essere esposto al Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah per la mostra “Con gli occhi degli ebrei italiani”, ed era lì a pochissimi giorni dall’inaugurazione – avvenuta il 13 e 14 dicembre – finché qualcuno non ha notato lo scempio.

Il pannello riportava uno stralcio del Codex Theodosianus, ovvero la raccolta delle costituzioni imperiali voluta dall’imperatore Teodosio, sulle discriminazioni che vivevano gli ebrei all’epoca. Testo italiano sopra, traduzione inglese sotto.

A portarlo in evidenza è Paola Peruffo, consigliera comunale di Forza Italia, che ha presentato un’interpellanza in merito. “Inerentemente al Meis sono stati predisposti diversi materiali divulgativi e informativi, tra i quali il catalogo, il kit stampa dell’inaugurazione, i pannelli informativi interni che riportano traduzioni nella lingua inglese con macroscopici e grossolani errori ripetuti”, osserva Peruffo, che subito propone gli esempi: “nessun giudeo prenderà in moglie, tradotto con judge che in inglese non significa giudeo ma giudice; non prenderà in moglie una donna cristiana, nella traduzione inglese manca la traduzione di come moglie; nessun cristiano tradotto con “no Christian”, manca il sostantivo man; ebrea tradotto con “eberre” (termine che non esiste); consolidated al posto di consulate; il nobilissimo Cinegio (nome di un politico di epoca romana) tradotto con nobily chinese (nobily è un termine che non esiste, chinese significa cinese) e diversi altri gravi errori di sintassi”.

Insomma, una “orripilante traduzione” che farebbe stramazzare a terra anche John Peter Sloan, per di più oggetto di condivisioni sui social. “Tale mancanza di professionalità evidenziata da questi particolari – sostiene Peruffo – è in grado di generare una pessima immagine di quello che invece dovrebbe costituire un’eccellenza nazionale nel panorama dei musei di storia moderna e contemporanea, oltre a manifestare superficialità e scarsissima attenzione nei confronti dei visitatori stranieri”. Per fortuna il pannello non sembra abbia passato la verifica finale.

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