Lettere al Direttore
5 Febbraio 2018

Tonelli e Aldrovandi. Menzogne e verità

di Redazione | 5 min

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Egregio Direttore,
Sulla triste vicenda Aldrovandi si è ormai detto di tutto e i ferraresi certamente si sono fatti una loro opinione.
La vostra testata ha sempre seguito tutte le fasi e quindi dovrebbe ben sapere come sono andati i fatti ma nonostante ciò nella giornata di oggi leggiamo un approccio molto strumentale e con forte connotazione politica.
Le posizioni assunte da Tonelli hanno sempre ottenuto riscontro infatti da ultimo la giustizia amministrativa ha riconosciuto che non vi fosse di fatto responsabilità da parte dei miei colleghi e lo stesso avv. Anselmo ha dovuto riconoscere la responsabilità da parte del Dipartimento e dei protocolli operativi ed infine ha pure specificato che le sue difese risultavano vincenti proprio perchè caratterizzate dal coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Inoltre, dovreste ben sapere che il decesso del ragazzo non è avvenuto per lesioni ma sostanzialmente per arresto cardiaco ed ancora che i famosi applausi trasmessi dalla rai non erano rivolti ai quattro agenti condannati ma ad un altro collega che era stato protagonista di un video appena trasmesso in sala.
La scelta di Tonelli di accettare la candidatura offerta dalla Lega è dovuta al fatto che le numerose lacune presenti nell’apparato di sicurezza del nostro paese non sono efficacemente risolvibili se non si interviene con competenza nelle sedi opportune legislative e amministrative del nostro paese. Si pensi ad esempio alla proposta del SAP di dotare di telecamere tutti gli agenti, tutte le auto di servizio e tutti gli ambienti in cui operiamo. Una proposta semplice che ci porrebbe in una campana di cristallo per garantire a tutti massima trasparenza e tutele, senza considerare il risparmio conseguente alla semplificazione dei processi penali in quanto tutto quanto sarebbe ben visionabile.

Stefano Paoloni
Presidente SAP

Egregio Presidente,
Mi dice che sulla “triste vicenda Aldrovandi si è ormai detto di tutto e i ferraresi certamente si sono fatti una loro opinione”.
Si duole del fatto che nei giorni scorsi abbiamo riportato un articolo relativo alla candidatura del vostro segretario nazionale Gianni Tonelli tra le fila della Lega Nord con “un approccio molto strumentale e con forte connotazione politica”.
Faccio umilmente notare che non comprendiamo il motivo per cui il presidente nazionale di un sindacato di polizia debba intervenire in difesa di un candidato di un partito politico.
La connotazione di sindacato è per sua natura autonoma da quella di fazione politica. Le sue considerazioni mi fanno quindi immaginare concetti nuovi per quanto riguarda il rapporto tra Sap e Lega Nord. Grato di questa illuminazione, vengo ai punti toccati dalla sua lettera.

Mi dice che “le posizioni assunte da Tonelli hanno sempre ottenuto riscontro infatti da ultimo la giustizia amministrativa ha riconosciuto che non vi fosse di fatto responsabilità da parte dei miei colleghi”. Sì, la giustizia amministrativa ha contemplato circostanze attenuanti in favore dei suoi colleghi per quanto riguarda il risarcimento al Ministero.
Un concetto molto lontano dalla responsabilità penale (sottolineo penale) derivante dall’essersi accaniti in quattro su un ragazzo di 18 anni ormai immobilizzato con manette ai polsi e in posizione prona. Altrettanto lontana dall’avere rotto due manganelli su un corpo che risulterà- cito la perizia medico legale che lei ovviamente avrà letto – affetto da 54 lesioni, ognuna meritevole (secondo il giudice di primo grado Francesco Caruso) di un processo autonomo.
Altrettanto lontana dall’aver cercato, con il contributo di colleghi (anch’essi condannati con sentenze definitive), di occultare l’omicidio, facendolo passare inizialmente per una overdose, poi per la conseguenza ineluttabile di un tentativo di calmare “un energumeno” dalla forza sovrumana che riusciva a lanciare per aria – citazione dalle udienze del processo – gli sventurati poliziotti.

Quanto invece alla corrispondenza tra riscontri giudiziari e posizioni di Tonelli, ecco che ci troviamo a una distanza siderale. Mi basti citare la reazione del suddetto alla sentenze dei tribunali italiani che hanno decretato la colpevolezza dei colleghi: per il neocandidato leghista le vere vittime erano i poliziotti (vivi e in servizio, mentre il “carnefice”, per seguire il suo ragionamento, era due metri sotto terra).

Vengo al “decesso del ragazzo avvenuto non per le lesioni ma per arresto cardiaco”. Sapendo che ovviamente Lei ha seguito il caso e ha letto consulenze perizie e sentenze, la mia convinzione è che voglia fare il mattacchione. Aldrovandi è morto per una concomitanza di cause, tra cui le lesioni. Sicuramente lo scroto tumefatto rientra tra queste, avendo indebolito la capacità di resistenza dell’organismo. Rientrano probabilmente anche i calci che uno dei suoi colleghi allungava sul cranio del ragazzo ormai impotente. Si ricorda quel via vai dalla testa del giovane alla volante per sentire la centrale radio? Sono sicuro di sì.
Parliamo ora del decesso per arresto cardiaco da raccontare a chi preferisce non conoscere la realtà, perché vivere in un mondo di favole è meno greve. La causa ultima del decesso di Federico va ricondotta nello schiacciamento del fascio di His. Il prof. Thiene, nel processo che ovviamente Lei ha seguito, spiegò che quella piccola connessione elettrica del cuore si interruppe letalmente per un colpo o un peso che gravava sulla schiena del ragazzo schiacciato a terra. E lei ovviamente si ricorda chi gravava, anzi quanti gravavano, sul corpo del ragazzo ormai ammanettato vero?

Veniamo ai “famosi applausi trasmessi dalla rai” che “non erano rivolti ai quattro agenti condannati ma ad un altro collega che era stato protagonista di un video appena trasmesso in sala”.
Ecco, caro Paoloni, io non so con quali giornalisti lei abbia quotidianamente a che fare, ma con me non funziona giocare con le parole. Il Sap ha contestato che gli applausi trasmessi da Rai Tre fossero gli stessi applausi indirizzati ai poliziotti che uccisero Aldrovandi. Ma nessuno, tantomeno Tonelli, ha mai messo in dubbio che quegli applausi ci siano stati.
Nulla di nuovo, d’altronde, visto che già un anno prima i sindacalisti del Sap avevano applaudito a scena aperta Enzo Pontani all’uscita del tribunale di sorveglianza di Bologna.
Per quanto riguarda infine i principi compulsivi della candidatura di Tonelli (“lacune presenti nell’apparato di sicurezza del nostro paese che non sono efficacemente risolvibili se non si interviene con competenza nelle sedi opportune legislative e amministrative del nostro paese”), posso garantire che il segretario candidato avrà, come tutti gli altri candidati, la massima visibilità su questo giornale.

Purché si parli di verità e non di menzogne.

Marco Zavagli

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