A chi fa male il ricordo di Federico Aldrovandi? È la domanda che si pone l’omonima associazione dopo che il giudice sportivo ha stabilito che l’immagine di Federico negli stadi rappresenta una “provocazione” nei confronti delle forze dell’ordine.
Un attacco – subito in primis dal popolo spallino e a seguire da tante altre tifoserie – che “ci appare del tutto insensato e sproporzionato – scrive l’associazione Aldrovandi – perché nulla vi è di provocatorio nel ricordare un diciottenne ucciso ormai più di dieci anni fa. Il ricordo di Federico non fa male a nessuno, se non ai suoi genitori che purtroppo hanno dovuto festeggiare un altro Natale senza di lui”.
Un ricordo comune “ai tanti casi che sono emersi e che emergeranno sugli abusi di potere delle forze dell’ordine e di qualunque soggetto in posizione dominante”, la cui sensibilizzazione è tra gli obiettivi dell’associazione nata nel 2012 per “tutelare la memoria di Aldro, per evitare offese e strumentalizzazioni”.
“Abbiamo organizzato eventi in memoria di Federico ogni anno per ricordare il triste anniversario della sua scomparsa, senza che nessuno definisse provocatorie le nostre iniziative, che, peraltro, non avevano alcuna intenzione di esserlo” precisano i membri della onlus che, quindi, sono rimasti “molto sorpresi da quanto accaduto nelle ultime settimane in molti stadi italiani”.
I fatti sono ormai noti, ma per la prima volta vengono raccontati per voce degli stessi amici di Aldro. “La tifoseria della Spal si è vista proibire, prima a Roma poi a Genova, l’ingresso allo stadio della bandiera che ritrae il volto di Federico. Una bandiera sempre presente allo stadio di Ferrara e, per noi, un simbolo di grande importanza, segno dell’enorme affetto e della profonda stima che ci lega alla tifoseria della Spal, che ha collaborato con noi a numerose iniziative e che, da sempre, ha sostenuto la richiesta di verità e giustizia per Aldro negli stadi di tutta Italia”.
Anche il presidente Walter Mattioli, riferiscono dall’associazione, “ha chiesto venga fatta chiarezza sulla liceità di esporre queste bandiere, ricordando che, in fondo, si tratta del ricordo, da parte dei tifosi spallini, di un giovane che ha sempre tifato per la squadra della sua città”. Ma la “provocazione” non si ferma alle mura estensi. Le società calcistiche di Siena e Prato sono state sanzionate perché i loro tifosi, in solidarietà con i sostenitori spallini, hanno, insieme a molte altre tifoserie, esposto in curva striscioni o immagini in ricordo di Federico, mentre tifosi del Parma, del Torino e di altre squadre sono stati multati per lo stesso motivo.
“Il ricordo di Aldro, tenuto vivo da molti sostenitori delle squadre di calcio – e non solo – del nostro paese, ha rinsaldato rapporti tra tifoserie di diverse provenienze, ha tessuto un filo di comunicazione tra le persone che frequentano gli stadi, fatto di affetto e strette di mano, seppure nel clima di antagonismo suscitato dalle partite” è il commento dell’associazione, che pensa che “questi rapporti tra tifoserie spesso rivali siano noti anche alle autorità e, per questo, ci auguriamo si possa avere un clima più disteso quando la domenica le stesse autorità sono chiamate a controllare quel che accade sugli spalti”.
“Da sempre abbiamo dimostrato il massimo rispetto nei confronti delle forze dell’ordine – ricordano i fondatori dell’associazione -, riconoscendo l’importanza del loro operato e cercando di distinguere chi opera correttamente, da coloro che, invece, si sono resi responsabili di vicende drammatiche come quelle ben note che riguardano direttamente anche Federico. Vorremmo esprimere tutta la nostra gratitudine e il nostro affetto a tutti i tifosi della Spal e delle altre squadre, che, non da ora, ci sono stati vicini”.
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