Attualità
25 Dicembre 2017
Anche il giorno di Natale si riempiono le tavolate, ma c'è meno afflusso che il resto dell'anno

Caritas e Viale K, il pranzo di Natale degli ultimi

di Redazione | 3 min

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Un pasto viene servito il giorno di Natale nei locali dell’associazione Viale K

“Giornalmente prepariamo una settantina di pasti per il pranzo, sui 30 o 35 la sera. Oggi c’è un po’ meno gente perché è festa, qualcuno è riuscito ad agganciarsi a parenti o qualche amico, quelli che sono qui sono quelli che vengono qui sempre”. Gianni Lodi è uno dei cuochi della mensa dell’associazione Viale K. Nello stabile piazzato nell’area Rivana dalle 12.30, anche il giorno di Natale, viene servito il pranzo. Un menù completo che viene servito alla quarantina abbondante di avventori che uno dopo l’altro si mettono in fila davanti alle cucine: pasta al tonno — “ma stasera al ragù con cotechino e purè”, aggiunge —, fritto misto di pesce e grigliata mista di carne per accontentare tutti, insalata e dolce.

Lui, insieme a un altro cuoco, Romolo Massa, e altri volontari che si fano identificare solo per il nome di battesimo quando non sono restii a dare anche quello, parlano mentre stringono mani o impiattano e distribuiscono scodelle di plastica e vassoi. “Qui abbiamo tute le nazionalità, ed è come una famiglia”, aggiunge Massa mentre spiega che “qui le porte sono aperte per tutti” e racconta come il piccolo miracolo di una mensa gratuita sia possibile grazie alle donazioni private, quelle del banco alimentare e del progetto ‘brutti ma buoni’ di Coop, che dona prodotti invenduti e rimossi dagli scaffali perché magari prossimi alla scadenza o per difetti estetici alle associazioni che si occupano di svolgere questo servizio.

“Questo è il momento in cui c’è meno da fare”, dice poi Lodi quando comincia a servire i bis a chi li chiede, “è da stamattina che è tutto in preparazione”, e indica il pentolone che bolle col cotechino per la sera. “Quando le persone vengono qui tutti i giorni e riempiono la sala vuol dire che il servizio è buono”, aggiunge mentre fa notare come per la sera sia previsto anche un intrattenimento musicale, finché Hafed, uno dei suoi collaboratori, lo interrompe: “La cosa più bella qui è che cristiani e musulmani ridono e scherzano tranquillamente”.

Le cucine della mensa di Caritas

Anche in via Brasavola, alla mensa della Caritas, c’è del fermento: Vittoria, Sara, Stefano, Mirta, Silvana e Gloria si sono ritrovati lì da metà mattina per pulire la sala e iniziare a preparare il pranzo. Lì per la sera non è prevista la cena, ma gli altri giorni per tutto l’anno viene servita colazione, pranzo e cena, anche l’ultimo dell’anno. Entrando, ci sono Vittoria e Stefano dietro a un bancone. Di fatto, fanno front office: la gente arriva, loro chiedono le preferenze sul consumo di maiale e riempiono il vassoio prima di consegnarlo fino alle 13.45. Quella sarebbe l’ora della chisura per dare il tempo ai volontari di rassettare e andare dai loro affetti. A volte però, e oggi è uno di quei giorni, sono gli stessi avventori — “senza nessun tipo di target: ci sono signori, signore, ferraresi e da più lontano” — a sistemare, raccogliere briciole, spazzare e dare lo straccio.

Anche alla mensa della Caritas quello di Natale è un giorno più tranquillo del solito: i pasti serviti sono stati una quarantina, in calo rispetto agli altri giorni dell’anno. E anche lì il menù è ricco: pasta, arrosto, verdura, lenticchie, dolci — tra i quali l’immancabile panettone — e macedonia.

Tra una parola e l’altra sembra di assistere a un caos calmo: c’è chi entra e viene accolto senza fare in tempo a salutare, c’è chi se ne va tra gli auguri, c’è il vociare caratteristico di una mensa, ci sono i volontari — dai percorsi di vita e dalle professioni più disparate, compreso chi ammette di non saper cucinare e però si dà da fare in tutti gli altri compiti. “Si può dire che è un’autogestione che funziona?”. “Sì, è un’autogestione che funziona”, è la risposta mentre il brusìo si placa e si inizia a pregustare il ritorno a casa.

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