Politica
22 Settembre 2017
L'ex segretario al primo incontro pubblico di Articolo Uno-Mdp: "Chi dirige il traffico ha rinunciato al progetto del Pd, al concetto di uguaglianza"

Bersani e la trasformazione del Pd da “partito del secolo” a “partito muto”

di Elisa Fornasini | 4 min

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“Il centrosinistra si riassume nel Pd e il Pd si riassume nel capo… e ciao. È questo il problema, il prevalere testardo nella comunicazione del capo ha tagliato rapporti vitali necessari per un partito popolare come le forze sociali e i corpi intermedi”. È un Pier Luigi Bersani al vetriolo nei confronti del partito di cui è stato segretario, quello che si presenta al primo incontro pubblico di Articolo Uno-Mdp che si è tenuto giovedì sera nel gremito centro sociale “Il Quadrifoglio” di Pontelagoscuro che fu, fra l’altro, sede della festa dell’Ulivo.

Il deputato, interrogato sugli errori del Pd che in tempi non sospetti definì “il partito del secolo“, si concentra su un unico, pesantissimo, sbaglio: “In questi ultimi anni chi dirige il traffico ha rinunciato al progetto del Pd. L’ispirazione dell’Ulivo è attualissima: era lo sforzo maturo di portare le politiche democratiche e popolari a un’esito riformista; portare questo mondo plurale (fatto anche di culture radicali e civiche, suggestionate da pulsioni estremiste ma con apertura mentale) a una sintesi di sinistra di governo riformista”.

Ma il “guaio” è che “non venne fuori con chiarezza un’idea di partito”, quanto “un partito muto per dover fare l’esercito di propaganda di quello che fa il governo. È questo il difetto d’origine, essersi concentrati sull’idea ormai oltrepassata dell’uomo solo al comando con l’inevitabile rinsecchimento dei rapporti sociali e della capacità di discutere. Così vengono fuori i disastri ed è un male irrimediabile per un partito popolare se non prendi un’altra strada. Non mi invitano neanche più alle feste del Pd, anche se ne ho montate più io di quante ne abbiamo organizzate loro… non c’è più unità neanche alle feste dell’Unità”.

E allora “in questi anni di contestazione interna, quali sono gli errori che avete fatto voi?” domanda l’intervistatore Andrea Carugati de La Stampa. “Dopo averle provate tutte, abbiamo sperimentato che il terreno non era più agibile né praticabile per una discussione che portasse a qualcosa” replica Bersani, citando due casi su tutti, Italicum e Jobs Act, “e così con il lavoro sbrindellato, la diseguaglianza crescente, la gestione dell’immigrazione si sta creando, in Italia come in tutto il mondo, un’occasione micidiale per la destra“.

Un’occasione che la destra ha già sfruttato alle elezioni. L’emorragia di voti viene infatti descritta dall’ex segretario democratico come una “sconfitta storica del centrosinistra“. “Di Comuni governati siamo al record minimo storico. Basta guardare l’Emilia Romagna che ha sempre avuto il record di partecipazione dal ’45 ad oggi e nel 2014, quando è andato a votare il 37%, ha raggiunto il record negativo. Nel 2016 su 20 ballottaggi ne abbiamo persi 19 quando prima il centrosinistra vinceva i ballottaggi a man bassa. La destra ha portato a votare tutta la sua gente, il centrosinistra ha ovunque lo stesso problema: il 20-30% degli elettori si rifiuta testardamente di andare a votare e non è stata fatta nessuna riunione o analisi del voto. Renzi ha raccontato che si era vinto anche se si era perso, si è messa talmente tanto una coltre che non se n’è parlato”.

Per questo “stiamo cercando di portare l’acqua con le orecchie a un centrosinistra necessariamente nuovo, di andarci a riprendere gli elettori, di ridurre la grande diseguaglianza che aggiusti con lavoro dignitoso, welfare universalistico, progressività e fedeltà fiscale. La sinistra non è morta, bisogna attraversare delle fasi in cui si deve fare la resistenza per applicare il suo patrimonio più grande che è il concetto di uguaglianza“.

Quando si arriva a parlare di Mattarelum e Tedesco “mi viene voglia di prendere il badile” ironizza Bersani. “Con i collegi uninominali al 36% e le liste bloccate di nominati al 64% è come avere tre persone al bar che decidono chi diventa un parlamentare. Ci dicono che c’è coalizione ma ogni partito deve presentare un proprio programma, simbolo e candidato premier. Di che coalizione stiamo parlando? È un regalo alla destra o all’inciucio perché chi sta fuori dal meccanismo viene punito. Visto che il Mattarelum ce l’hanno bocciato, riprendiamo la strada del Tedesco con delle correzioni. Altrimenti è un verdinellum”.

Le correzioni da fare, secondo Bersani, sono comunque tante. “Iniziamo a parlare di cosa intendiamo con occupazione perché qui c’è l’umiliazione di una generazione. Prima le regole e gli investimenti, poi gli sgravi. Sulla sanità sistemiamo la difficoltà conclamata per l’accesso alle cure, sulla scuola riprendiamo il dialogo con gli operatori, sul fisco puntiamo alla progressività e fedeltà fiscale. Riprendiamoci i nostri lettori. Con Pisapia, una figura di leadership a servizio della gente, stiamo cercando di dare una chance alla sinistra. Ma nessuna alleanza con la destra o il M5S, che non sai che piega possa prendere”.

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