Cronaca
8 Luglio 2017
Ci sono anche quattro ferraresi tra i tantissimi contusi nella notte di paura in piazza San Carlo durante la finale di Champions

Feriti in piazza a Torino durante Juve-Real, ora chiedono i danni

di Daniele Oppo | 3 min

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Piazza San Carlo a Torino. Foto di chensiyuan/CC BY SA 4.0/WikimediaCommons

Ci sono anche quattro ferraresi tra i tantissimi feriti provocati dal panico scoppiato in piazza San Carlo, a Torino, nella notte del 3 giugno, quando veniva trasmessa la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid.

Si tratta di due coppie che nella scorsa settimana si sono rivolte all’avvocato Gianni Ricciuti, rappresentante dell’associazione a tutela dei consumatori “Movimento difesa del cittadino” che nei giorni scorsi ha invitato al sindaco torinese Chiara Appendino una lettera di messa in mora e una richiesta di risarcimento danni.

Una notte di festa – o di delusione, per i tifosi bianconeri – che si è trasformata però in una notte di paura. Il tutto è avvenuto in occasione del terzo gol del Real Madrid, quando probabilmente è stato incautamente esploso un petardo e quando – secondo i racconti di alcuni presenti – qualcuno ha urlato «bomba» (ma si parla anche di una lite come causa scatenante), provocando la reazione molto agitata della folla che seguiva la partita sul mega schermo in piazza. Impossibile non ricollegare tutto a quanto accaduto qualche giorno prima a Manchester, con l’attentato terroristica al concerto della cantante Ariana Grande.  È nato un fuggi-fuggi molto scomposto, seguito da una seconda ondata di panico generata dal forte rumore di una transenna caduta, travolta dalla massa impaurita, con tante persone che sono cadute e sono state calpestate dalle altre persone che scappavano. Esattamente ciò che è accaduto alle due coppie di ferraresi.

Tutti e quattro sono rimasti feriti, due in maniera piuttosto seria e sono tutt’ora molto scossi. In un caso è la ragazza ad aver riportato i danni più seri: sta scappando come tutti gli altri, tentano di rimanere uniti con il fidanzato, si tengono per mano. Ma la folla preme, si separano, lei cade per terra e si ferisce: i cocci di vetro sparsi per terra le feriscono le mani, si apre uno squarcio nella sua coscia destra che verrà chiuso in ospedale con 18 punti di sutura. Quei vetri arrivano probabilmente dalle bottiglie vendute da alcuni ambulanti abusivi, visti entrare da posti non controllati e smerciare bibite e alcolici, anche in contenitori di vetro, nonostante il divieto. Vetro che, una volta abbandonato per terra nella fuga, si spacca, viene ridotto in mille piccoli pezzetti dalle tante scarpe che ci passano sopra, e che entra nelle carni degli sventurati che cadono.

C’è anche l’altra coppia: anche loro tentano di fuggire, lui cade mentre tenta di proteggere lei dalla folla, si ferisce alla testa all’altezza di una tempia. Il sangue è tanto, non riesce a vedere più nulla, non riesce più a risollevarsi, la gente lo calpesta, come fosse parte della pavimentazione della piazza, pensa di morire e ancora oggi fa fatica a raccontarlo. In qualche modo si rimette in piedi, ritrova le mani della sua compagna, anche loro sanguinanti. Scappano, finiscono sotto dei portici e si accorgono di essere scalzi, come molti altri che sono lì con loro. Ma non mancano solo le scarpe, si accorgono di aver perso tutto: lo zaino, lo smartphone, il tablet, il laptop, i documenti. Lui prova ad avventurarsi per recuperare qualcosa, cade di nuovo ma riesce a riportarsi in salvo, fino ad arrivare al pronto soccorso dove il panico, questa volta, è portato dall’alto numero di persone ferite.

La prefettura il giorno dopo ne conterà più di mille, alcuni molto gravi, come un bambino di sette anni, schiacciato dalla folla, finito in coma ma che per fortuna dieci giorni dopo sarà in grado di tornare a casa salvo.

Per ora l’azione legale è volta ad ottenere un risarcimento in sede civile ma, spiega l’avvocato Ricciuti, «se ci sarà un processo penale ci costituiremo parte civile».

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