di Simone Pesci
Josefa Idem è una donna che non ha bisogno di presentazioni. Tedesca di nascita ma naturalizzata italiana, la Idem è una vera e propria icona del mondo dello sport azzurro, con le sue 8 partecipazioni olimpiche condite da 1 oro, 2 argenti e 1 bronzo, senza dimenticare i 5 ori mondiali e i 9 europei conquistati faticosamente pagaiando fino all’età di 48 anni, lasciando per entrare in politica dopo i giochi olimpici di Londra 2012.
Sabato mattina, in un evento organizzato in correlazione alla mostra su ‘l’emancipazione femminile vista attraverso i Giochi Olimpici’ che ha visto la luce grazie al Panathlon Club Ferrara e ospitata presso la galleria Cloister di corso Porta Reno 45, la Idem ha incontrato gli studenti del liceo scientifico Roiti ad indirizzo sportivo e ha raccontato la storia “di una donna importante, dal punto di vista atletico e morale” come l’ha definita Luciana Pareschi.
La campionessa ha voluto rispondere alle domande degli studenti frequentanti “la stessa scuola dove ho studiato io, in Germania. Anche se allora non volevo farla perché mi dedicavo già abbastanza allo sport durante gli allenamenti”, e ha raccontato diversi aneddoti della sua vita, spesa tutta a cercare di lasciare indietro gli avversari in acqua: “all’inizio è stata dura perché a 14 anni non ero nemmeno 1,60 metri, e dovevo misurarmi con avversarie già fisicamente pronte con la mia sola forza di volontà. Grazie agli allenamenti e alla perseveranza l’anno dopo sono riuscita a staccare tutti e a mettere su un bel fisico.”
E la Josefa studentessa come se la cavava sui banchi di scuola? “Ero una frana. Non mi applicavo e non avevo voglia di studiare, imparai a farlo seguendo una mia amica che preparava gli esami. Rilessi gli appunti e passai col massimo dei voti, da allora non ho mai smesso di studiare”.
Ma ha anche voluto svelare di come la sua vita adolescenziale fosse caratterizzata da insicurezze “perché le prime esperienze nei ritiri erano terribili, mi chiedevo sempre se fossi stata in grado di andare d’accordo con i compagni e come avrebbero preso il mio abbigliamento”, e rivelare il segreto della sua longevità da atleta: “il trucco era ragionare per quadrienni ponendosi sempre degli obiettivi. Già ai giochi olimpici di Sydney sembrava un miracolo esserci, invece arrivai a Londra 12 anni dopo, dove corsi la gara più bella della mia vita perché in semifinale partii ultimissima e arrivai a qualificarmi per la finale. In più sapevo che sarebbe stata l’ultima gara della mia vita, e dentro di me gareggiai come quando a 15 anni lottavo con tutte le mie forze pur essendo senza muscoli e molto più bassa di tutte le avversarie”.
Una storia che incentiva a non mollare mai, perché come Josefa Idem insegna, con i sacrifici e la forza di volontà si possono tagliare traguardi quasi insperati anche essendo all’apparenza meno valorosi rispetto ad altre persone. La mostra sarà aperta un’altra settimana: la data di chiusura, infatti, era stata inizialmente annunciata per il 19 marzo, invece i consensi riscontrati hanno fatto in maniera che venisse prorogata di 7 giorni. Per i ritardatari sarà quindi possibile vedere ‘L’emancipazione femminile vista attraverso i Giochi Olimpici’ presso la galleria Cloister di corso Porta Reno 45 fino a domenica 26 marzo, ad ingresso gratuito.
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