“Finché non verranno definite le strategie dell’azienda, tutti i dipendenti sono a rischio”. Si legge la preoccupazione nei volti dei lavoratori della Ct Pack che questa mattina hanno scioperato contro i licenziamenti di quattro colleghi del reparto magazzino-logistica. La decisione di esternalizzare tale attività dell’azienda di Fossalta di Copparo apre infatti scenari allarmanti per tutti i settori della ditta che produce macchine automatiche per l’impacchettamento.
Metà del personale – una cinquantina di lavoratori sui 112 in forza alla Ct Pack, di cui 20 donne – ha protestato davanti alla sede dell’Ispettorato del Lavoro di Ferrara, in via Garibaldi, dove sono stati convocati i quattro dipendenti licenziati nel tentativo di conciliazione. La mobilitazione proseguirà nei prossimi giorni con il blocco totale degli straordinari giornalieri e di sabato.
“La nostra richiesta è chiara: vogliamo la revoca immediata dei licenziamenti e l’apertura di un confronto sindacale che discuta le strategie aziendali e garantisca l’integrale conservazione di tutte le attività produttive e la piena garanzia occupazionale” spiega Giovanni Verla della segreteria della Fiom Cgil che ha proclamato lo stato di agitazione.
Un ‘faccia a faccia’ che fino ad ora è mancato. “L’azienda ha messo in atto dei licenziamenti individuali per sottrarsi al confronto sindacale – commenta Verla – sebbene due settimane prima ci fossimo incontrati senza che l’azienda riferisse nulla che facesse presagire questo tipo di operazione. Così come successe nel 2009 quando la Ct Pack ha chiuso la prima e unica procedura di licenziamento collettivo senza accordo sindacale, e nel 2016 quando ha licenziato tre lavoratrici, riassegnando i compiti ad altre colleghe”.
“Rispetto ai licenziamenti non sistematici degli scorsi anni – prosegue il referente della Fiom – oggi ha fatto il salto colpendo strutturalmente un’area produttiva e lasciando le porte aperte per agire su altri reparti a rischio terziarizzazione. Dare le attività in gestione a ditte esterne è una decisione presa per il contenimento dei costi, ma riduce i diritti dei lavoratori. In assenza di chiarimenti, diventa una preoccupazione per tutti i dipendenti di tutto il ciclo produttivo”.
Fiom e Rsu vogliono delle risposte. Non solo dall’impresa, ma anche dalla politica. “Il silenzio assoluto da parte delle istituzioni è assordate – ammette Verla – perché per noi ogni licenziamento ha lo stesso valore. E invece l’amministrazione ha fatto pressioni su Basell, giunta poi a una risoluzione positiva, senza dire nulla in questo caso, lasciando intendere che ci siano lavoratori e settori produttivi di serie A e di serie B”.
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