Cronaca
6 Dicembre 2016
Le difese di Anania e Resta portano in aula i due padri della laparoscopia in Italia

Caso Lamburghini, per i consulenti non fu colpa dei chirurghi

di Daniele Oppo | 2 min

Leggi anche

Non ce l’ha fatta la piccola Fatima

Non ce l'ha fatta la piccola Fatima ricoverata al Maggiore dallo scorso fine settimana quando il cuore aveva smesso di battere durante i festeggiamenti del suo ottavo compleanno

Chiuse le indagini sul massacro del Big Town

La Procura di Ferrara ha chiuso le indagini per l'omicidio di Davide Buzzi, il 42enne ucciso durante la serata del 1° settembre scorso all'interno del bar Big Town di via Bologna, mentre era in compagnia del 21enne Lorenzo Piccinini, dopo una violenta e tragica colluttazione con il 41enne Vito Mauro Di Gaetano, titolare del locale, e suo padre, il 70enne Giuseppe Di Gaetano

Colpi di scacciacani tra la folla, denunciato chi ha sparato

È stato denunciato per accensione ed esplosioni pericolose il ragazzo che, tra le 15.30 e le 16 di sabato 27 aprile, nel tratto di via Garibaldi che confluisce in piazza Sacrati, durante un litigio con tre coetanei, ha sparato due colpi con una pistola scacciacani

indexÈ la volta dei consulenti tecnici delle difese nel processo per la morte di Gaetano Lamburghini, che vede due medici del Sant’Anna – i chirurghi Gabriele Anania e Giuseppe Resta – accusati di omicidio colposo.

I nomi sono quelli altisonanti di Annibale d’Annibale (per Anania) e Gianluca Melotti (per Resta), tra i padri della laparoscopia in Italia. Per loro l’intervento al colon effettuato per asportare un adenocarcinoma a Lamburghini fu eseguito a regola d’arte, e non vi è stata colpa dei due medici (difesi dagli avvocati Michele Ciaccia e Marco Linguerri) nella morte del paziente. I medici del Sant’Anna avrebbero seguito le linee guida, sia nel decidere di intervenire per la rimozione del tumore – secondo il principio della radicalità oncologica – sia per la vascolarizzazione (approvando la tecnica eseguita della legatura alta, soprattutto a fronte dell’obesità del paziente). Anche sui fattori di rischio,  l’anzianità non doveva essere considerata perché Lamburghini non oltrepassava i 75 anni di età, mentre il diabete non avrebbe influito nella morte.

Di tutt’altro parare la parte civile, la famiglia che si è costituita tramite l’avvocato Dario Bolognesi: “Era un paziente anziano, obeso e con un diabete di tipo 2, bisognava usare maggiore prudenza per evitare problemi vascolari”. Il conflitto non è solo sulle modalità di intervento ma anche sulla sua necessità: “Il tumore – spiega ancora l’avvocato Bolognesi – non era in metastasi, né era particolarmente pericoloso, gli stessi medici a mio avviso si contraddicono sotto diversi profili”.

Laburghini, agente immobiliare di 66 anni, morì il 21 giugno 2014, a qualche giorno di distanza dall’operazione, a causa di una peritonite stercoracea.

Il processo riprenderà l’11 gennaio con la chiusura dell’istruttoria e l’avvio della discussione, sempre davanti al giudice Luca Marini.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com