Attualità
7 Marzo 2016
Lo scrittore e glottota tresigallese Diego Marani intervistato nella trasmissione "The Cultural Frontline" dell'emittente britannica

Il dialetto ferrarese finisce sulla Bbc

di Redazione | 2 min

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diegomarani

Diego Marani

Una breve intervista alla Bbc per raccontare il fascino del dialetto ferrarese e di come l’abbia imparato segretamente dai nonni. Nuova ribalta mediatica internazionale per Diego Marani grazie alla trasmissione “The Cultural Frontline” dell’emittente britannica.

Non è certo un caso se la Bbc ha voluto interpellare proprio lo scrittore ferrarese (per la precisione tresigallese) nel corso di una puntata dedicata alle lingue europee. Marani infatti, oltre a lavorare come funzionario a Bruxelles presso la commissione europea che si occupa di cultura e promozione del multilinguismo, è un creatore di linguaggi ‘artificiali’, un glottoteta, come l’europanto (una miscela di tutte le lingue europee).

Così Diego Marani ha raccontato alla Bbc come da piccolo abbia imparato il dialetto ferrarese, sottolineandone la maggiore efficacia rispetto alla lingua italiana nel descrivere la natura e la vita rurale del tempo. “Il dialetto – attacca infatti lo scrittore nell’intervista – era ovunque, era parte del paesaggio: i brusacùl, i pisàlet, la pittona, al busgàt, la brazadèla, la vilucia, la cavdania, al buschindindi. I miei nonni sapevano capire l’italiano soltanto parlando il dialetto, e aveva parole magnifiche per descrivere le piante dei giardini, gli alberi, i polli, i conigli, i fiori e alcune stranezze dei canali”.

“La lingua italiana – spiega Marani – era incapace di andare così lontano nel descrivere i dettagli della campagna. Mio nonno sapeva anche cantare alcune canzoni divertenti in dialetto e raccontare storie misteriose su briganti del passato, aiutandosi con un mandolino e improvvisando travestimenti che mia nonna ha sempre trovato inappropriati per un uomo della sua età”.

“Mio nonno – conclude – era un cantastorie e imparò i suoi racconti da sua madre, anch’essa una cantastorie piena di talento. Mi disse che sapeva leggere il futuro nelle pietre, nel volo degli uccelli, nelle ceneri del focolare: tutto questo in dialetto. L’italiano semplicemente non aveva le parole per andare tanto in profondità. Come potevo resistere alla tentazione? Imparai segretamente il dialetto dai miei nonni”.
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