Cronaca
17 Dicembre 2015
Patente sospesa per due anni. L'avvocato della famiglia del dj: "Una nuova legge eviterebbe tante morti"

Incidente in superstrada, condannato per la morte di Marzola

di Ruggero Veronese | 3 min

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Francesco Marzola, il giovane dj morto nello schianto

Due anni di reclusione, con sospensione condizionale della pena, e di ritiro forzato della patente. Questa la pena patteggiata da S.S., il 25enne bondense indagato e condannato per l’omicidio colposo di Francesco Marzola, il giovane dj della discoteca Barracuda morto il 25 gennaio mentre tornava da una serata nella discoteca del Lido di Spina

Quella notte la Opel Corsa di Marzola, che viaggiava insieme alla fidanzata, era ormai giunta nei pressi dello svincolo per Cona lungo la superstrada Ferrara-mare, quando fu tamponata durante un tentativo di sorpasso dalla Fiat Stilo del bondenese, per poi perdere il controllo e schiantarsi contro un albero.

Un lutto che ha coinvolto tutto il mondo delle discoteche ferraresi, dove il 25enne Marzola era molto conosciuto e stimato a livello sia professionale che umano. E reso ancora più assurdo dalla tragica coincidenza che provocò l’incidente: sia il dj che il ragazzo bondenese infatti stavano tornando dalla discoteca Barracuda dove avevano trascorso la serata. Le successive indagini hanno chiarito la dinamica dei fatti e confermato le responsabilità dell’unico indagato, che viaggiava ben oltre i limiti di velocità e aveva un tasso alcolemico leggermente superiore (0,60) alla soglia di legge. La famiglia di Marzola fu risarcita dall’assicurazione del bondenese, che fu indagato per omicidio colposo.

Secondo le perizie del tribunale, l’auto di Marzola aveva appena superato lo svincolo per Cona e viaggiava attorno ai 70 km/h, quando fu raggiunta da una Fiat Stilo che viaggiava al doppio della sua velocità, circa 140 km/h. L’urto e il successivo schianto non lasciarono scampo a Marzola, mentre la sua fidanzata si salvò riportando solo alcune ferite. Dalle indagini successive è emerso che il 25enne bondenese era già stato protagonista in passato di episodi pericolosi sulle strade: una sospensione della patente nel 2014 per guida in stato di ebbrezza e un’altra nel 2010 a causa di un incidente che provocò alcuni feriti.

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L’avvocato Francesco Mantovani

Proprio da questi precedenti deriva l’amarezza dei famigliari di Marzola, che speravano in una sospensione della patente per un periodo ben più lungo. E l’avvocato Francesco Mantovani, che assiste la famiglia assieme alla collega Alessandra Milani, sottolinea come i ritardi nell’approvazione della nuova legge sull’omicidio stradale abbiano di fatto impedito una pena accessoria più severa. “Nulla da ridire sulla decisione del giudice – commenta Mantovani -, che ha applicato le leggi attualmente in vigore. Quello che ci rammarica sono i soli due anni di sospensioni della patente, visto che il testo della legge che verrà approvata nei primi mesi del 2016 prevede addirittura dai 15 ai 30 anni di sospensione in situazioni come queste, in particolare quando ci sono già dei precedenti. Tante morti sulla strada saranno evitate quando ci si deciderà a infliggere pene accessorie più alte e ci auguriamo che questa legge, di cui ormai si discute dal 2010, possa essere approvata il prima possibile per prevenire tragedie come questa”.

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