Politica
6 Settembre 2015
Il ministro attacca la "politica del cotto e mangiato" impegnata a rincorrere l'elettorato: "Le strategie variano a ogni esecutivo"

Galletti e le mille difficoltà delle politiche ambientali in Italia

di Redazione | 3 min

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“Una leva per lo sviluppo, una cultura da diffondere, la condizione necessaria e sufficiente per la ripresa del paese, se non lo capiamo rischiamo di perdere un treno”. Questo è stato il punto di partenza dell’intervento del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. All’incontro “Fare Ambiente: Riforme, Innovazione e Tutela Territorio” organizzato presso lo spazio dibattiti della Festa de l’Unità di Pontelagoscuro, Galletti ha dialogato con l’onorevole Alessandro Bratti, presidente della Commissione parlamentare sui rifiuti e Paola Gazzolo assessore all’Ambiente della Regione Emilia Romagna.

Alla domanda di Stefano Mazzetti, moderatore dell’incontro e responsabile regionale ambiente del Partito Democratico su come l’Italia si presenterà alla conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi in programma dal 30 novembre all’11 dicembre, il ministro è stato molto chiaro. “Ciò che si sta facendo con le riforme per la ripresa del paese può essere vanificato se non si interviene in maniera rapida e forte sui cambiamenti climatici”. Ma sono state le politiche ambientali presenti passate e future il nocciolo dell’intervento del ministro. Le visite nelle regioni duramente colpite dai nubifragi estivi ha rafforzato in Galletti la convinzione che “per anni i rischi ambientali sono stati sottovalutati e la manutenzione del territorio dimenticata”. Le ragioni sono, a suo parere, tutte elettorali: “questa scarsa lungimiranza ha ragioni squisitamente politiche, dal momento che i benefici di politiche di tutela del territorio danno benefici sul piano elettorale nel lungo periodo”. Secondo Galletti, dunque è “la politica del cotto e mangiato” ad aver prodotto questa situazione. E l’agire del governo in questo ultimo anno, a suo dire ha rotto questo trend, garantendo la priorità alle tematiche ambientali.

“Abbiamo semplificato il sistema di accesso alle risorse – ha precisato il ministro, snocciolando per sommi capi gli interventi predisposti – riducendo la burocrazia che spesso ostacolava la tempestività di alcuni interventi, in particolare in materia di dissesto idrogeologico”. Proprio in tema di risorse il ministro Galletti ha tenuto a ricordare la messa in operatività del piano pluriennale (della durata di sette anni, ndr) che metterà a disposizione 7 miliardi di euro, “di cui 1,3 già a disposizione per la prevenzione del rischio e la progettazione ambientale” intorno a tre grandi temi: rischio idrogeologico, bonifica e salubrità delle acque.

In materia di riscaldamento globale e cambiamenti climatici, il ministro ha ricordato che questi fenomeni possono rendere più gravi dinamiche già in atto, come quelle migratorie. “I migranti climatici sono stimati tra i 50 milioni e il miliardo di persone, e sono destinati a quadruplicare nei prossimi anni”. Ribadendo l’orgoglio per le misure messe in atto dal governo in materia di immigrazione, ricordando che “non bisogna spogliare queste persone della loro identità etichettandoli come migranti”, Galletti ha sottolineato che bisogna “porsi oggi il problema dei cambiamenti climatici per risolvere il problema dell’immigrazione ambientale”.

Tra le priorità del ministero dell’Ambiente, che verranno portate alla Conferenza di Parigi, ci sarà la riduzione delle emissioni di CO2, già oggetto dell’accordo che vede impegnata l’Italia e altri 28 paesi a calarle del 40% entro il 2030. Secondo l’onorevole Alessandro Bratti, proprio l’opportunità costituita dall’ambiente per le realtà industriali della penisola, non potrà che giovarsi della resa sempre più coerente del “puzzle legislativo composito”.

L’azione del governo, secondo Bratti, è stata caratterizzata da alcuni provvedimenti che hanno raggiunto l’obbiettivo, stanti alcune condizioni che “frenano il progresso di rinnovamento”. Uno su tutti il nodo della politica energetica “una strategia di lungo periodo che no può variare ad ogni cambio di esecutivo” ha precisato Bratti. Il presidente della commissione parlamentare sui rifiuti ha poi sottolineato come la situazione dello smaltimento, alla luce dell’approvazione dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia, sia “schizofrenica, con regioni all’avanguardia e altre molto meno, per responsabilità delle classi dirigenti locali”. Punto di vista che ha trovato d’accordo il ministro Galletti, che ha dichiarato che “le regioni che incorreranno in sanzioni comunitarie circa lo smaltimento dei rifiuti d’ora in poi le pagheranno”.

“Tra le regioni virtuose c’è sicuramente l’Emilia Romagna” ha fatto eco l’assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo, che si è detta soddisfatta per il cambio di impostazione nell’azione sul rischio idrogeologico “non più emergenziale ma di prevenzione” e che ha ribadito il no dell’amministrazione regionale all’articolo 35 del decreto: “non responsabilizza territori non virtuosi”.

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