Politica
7 Febbraio 2015
La richiesta presentata con un odg dal consigliere comunale Paolo Spath

“Ferrara riconosca gli assistenti familiari”

di Daniele Oppo | 2 min

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IMG_20150206_110123960_HDR“Il Comune di Ferrara riconosca formalmente la figura del caregiver familiare, ovvero la figura di chi presta volontariamente e gratuitamente cure e assistenza”.

La richiesta arriva tramite la presentazione di un ordine del giorno dal consigliere comunale di FdI-An Paolo Spath che, per l’occasione, sveste i panni di rappresentante di partito. “Questa non vuole essere un’iniziativa politica – specifica subito presentandola in conferenza stampa -. Faccio solo da strumento fisico e tecnico per portare all’attenzione del consiglio comunale il problema”.

L’ordine del giorno è stato scritto a quattro mani insieme ad Annamaria Dinelli, presidente nazionale di Aislo (Associazione italiana Sindrome di Lowe) e chiede, in sostanza, che il Comune provveda a riconoscere la figura di assistente familiare applicando la legge regionale 87 del 25 marzo 2014 che la introduce formalmente nell’ambito dei servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali. “Abbiamo bisogno di aiuto – sostiene ancora Dinelli, che è madre di un figlio affetto dalla Sindrome di Lowe – e vogliamo essere riconosciuti anche per il lavoro che facciamo, 24 ore su 24, spesso dovendo rinunciare al nostro lavoro senza avere coperture economiche, mentre un caregiver inserito in un istituto viene, giustamente, stipendiato”. La necessità sarebbe quella di introdurre qualche forma di contribuzione per sostenere i volontari, magari con un fondo ad hoc, “ma in queste materie si parla sempre e solo di tagli ormai da anni”, osserva amaramente la presidente dell’Aislo.

In materia esiste peraltro anche una petizione che ha raccolto 32mila firme in pochi mesi è che è già stata consegnata al Parlamento europeo dall’associazione Family Caregiver, oltre che un gruppo Facebook di supporto. “Ho potuto constatare che nessuno sa niente di questa legge”, osserva la Dinelli che pur considerandola un passo avanti rispetto a prima non la ritiene per nulla perfetta: “Per poter avere un supporto richiede dei requisiti, come frequentare un corso per operatori socio-sanitari, che per un genitore che conosce benissimo i bisogni dei propri figli e sa cosa fare non ha alcun senso. Il dubbio – afferma – è che non sia stata pensata per le famiglie ma perché qualcuno riceva qualcosa”.

Critiche a parte, il riconoscimento formale rimane un fatto positivo e per questo anche il Comune di Ferrara dovrebbe implementare concretamente la legge regionale: “Prima pensiamo al riconoscimento e poi ragioniamo sui miglioramenti tecnici necessari”, chiude il discorso Spath.

“Riconoscere queste figure, che lavorano volontariamente e gratuitamente – aggiunge il portavoce provinciale di FdI-An – comporterebbe anche uno sgravio per le casse statali, dati i costi delle riabilitazioni nei centri specializzati. Ma si tratta soprattutto di un passo fondamentale di tipo culturale e di vera solidarietà”.

 

 

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