Cronaca
10 Luglio 2014
L’incontro organizzato dal sindacato Sappe ha messo in evidenza luci ed ombre del carcere cittadino

Arginone, stop ai nuovi agenti di Penitenziaria

di Redazione | 3 min

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È una situazione in miglioramento ma con ancora molte criticità quella del carcere dell’Arginone. A dirlo il sindacato Sappe della Polizia Penitenziaria che ieri mattina durante un incontro nella struttura penitenziaria ha fatto il punto della situazione sui problemi del carcere di Ferrara e sulle risposte che si attendono, in tempi brevi, dal ministero. All’incontro ha partecipato anche il segretario generale del sindacato, Donato Capece, che ha fornito anche un quadro generale del sistema carcerario italiano dopo gli ultimi provvedimenti governativi per affrontare la piaga del sovraffollamento.

Attualmente a Ferrara ci sono 308 detenuti, tra i quali quattro in regime di massima sicurezza, anche se il carcere dell’Arginone è classificato e pensato come carcere di media sicurezza. E qui nascono la prime perplessità del sindacato. “Il personale e la recinzione esterna- spiega il segretario provinciale del Sappe- non sono sufficienti a garantire gli standard di sicurezza per la detenzione in regime di massima sicurezza, la recinzione è una semplice rete metallica da giardino”. Altro tasto dolente è quello del personale che, a Ferrara come nel resto d’Italia, è esiguo per il numero di detenuti. “Per Ferrara avevamo fatto richiesta di venti nuove unità per garantire gli standard di sicurezza fuori e dentro il carcere- interviene il segretario regionale del Sappe Francesco Campobbasso – dalle prime assegnazioni pare che ci saranno negate e questo rappresenta un grande problema, ci batteremo perché le assegnazioni dei nuovi agenti siano riviste in favore di Ferrara. Altra difficoltà quotidiana per gli agenti è garantire la cosiddetta ‘vigilanza dinamica’ ovvero la libertà di movimento dei detenuti all’interno delle varie sezioni con tutti i problemi connessi. I problemi del carcere di Ferrara- conclude Campobbasso- sono gli stessi delle carceri delle altre città emiliano romagnole, quindi occorre affrontare i problemi in maniera complessiva su tutta la regione”.

Dati confortanti per la piaga del sovraffollamento carcerario sono stati forniti dal segretario generale del sindacato Donato Capece. “Entro la fine dell’anno la popolazione carceraria italiana dovrebbe scendere al di sotto delle 55mila unità grazie ai provvedimenti ‘svuota carceri’ degli ultimi due governi. Ma le misure alternative- sottolinea il segretario generale- presentano alcune complessità tutte a carico degli agenti. La prima di queste riguarda il braccialetto elettronico; ad oggi sono finiti i fondi per realizzare i braccialetti, per anni si è speso senza che i braccialetti fossero realmente utilizzati, ora che servono sono finiti”.

“Anche se il problema del sovraffollamento è avviato verso la soluzione, c’è ancora molto da fare. – rivela Donato Capece- Occorre una riforma radicale e complessiva del sistema carcerario italiano. La mia idea sulla possibile riforma sarebbe quella di suddividere tra carcere ‘duro’ per i detenuti pericolosi e reiteranti e un carcere ‘invisibile’ sul territorio per tutti i reati minori attraverso lavori di pubblica utilità. Ecco che se la riforma andasse in porto avremmo massimo 30-35mila detenuti nelle carceri ed il personale di polizia attuale sarebbe più che sufficiente per garantire la sicurezza”.

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