di Alberto Cavicchi, presidente del Centro studi economici e sociali “Luigi Einaudi” di Ferrara
A fine gennaio il Comune di Ferrara ha sottoscritto un protocollo d’intesa per risolvere il problema degli scarichi urbani esterni al sistema fognario pubblico, atto che, al termine dei lavori dovrebbe permettere di attenuare il problema dell’inefficienza del deflusso delle acque nere (da scarichi biologici) e bianche (di origini diverse e più o meno inquinate) del territorio comunale. Questi lavori di riqualificazione del sistema fognario e di deflusso delle acque – che riguardano però soprattutto le case sparse – non sono solo necessari ma anche urgentissimi viste le attuali gravi inefficienze che già da lungo tempo compromettono seriamente l’ambiente e la salute dei cittadini, senza, per altro, che gli enti preposti abbiano messo in campo interventi che evitino di trasformare la situazione in una vera e propria bomba ecologica.
Questo sistema infatti sconta gravi lacune che, per essere rimediate, presuppongono massicci investimenti pubblici e privati. Investimenti che non potranno essere nemmeno pianificati in assenza di una precisa volontà politica, accompagnata da un budget finanziario consistente.
Al fine di rendere comprensibile la dimensione del problema fognario e di deflusso delle acque, poniamo attenzione solo a due quadranti urbani: quello sud e quello del centro storico (escludiamo, quindi, quello nord-ovest: da corso Isonzo al polo chimico, e quello est: da piazzale San Giovanni a Pontegradella). Iniziamo la nostra analisi partendo dal quadrante sud (da via Putinati a Chiesuol del Fosso).
Al fine di comprendere la dimensione del problema inerente il sistema fognario e di deflusso delle acque di questo quadrante dobbiamo fare un passo indietro fino a giungere ai primi anni Settanta. In quel periodo il Comune di Ferrara commissionò alla nostra Università uno studio idrogeologico del territorio comunale, propedeutico all’elaborazione del Piano regolatore generale. Le conclusioni alle quali giunsero gli scienziati dell’ateneo rivelarono che, tra i terreni meno adatti all’urbanizzazione c’erano quelli sui quali sorsero poi i quartieri Krasnodar e Aeroporto; aree che, essendo appoggiate su un lembo della valle Sammartina, navigano su una bolla d’acqua. Quindi – dissero i tecnici – per essere edificate, quelle aree avrebbero dovuto essere drenate dalle acque, affrontando così investimenti ingenti; interventi che gli amministratori pubblici, che si sono succeduti nei decenni, si guardarono bene dal fare e che ancor oggi sono la causa prima, anche in concomitanza di brevi ma intense precipitazioni, delle ricorrenti inondazioni delle strade, dei box e delle cantine poste al piano terra dei condomini. Tra l’altro l’impianto di sollevamento delle acque di via Mambro (come gli altri, compreso quello di via Caldirolo) è alimentato da corrente elettrica la quale, sovente, durante i temporali, viene a mancare, bloccandone così il funzionamento.
Quali sono le cause che determinano ancor oggi questi gravi inconvenienti rimasti insoluti nei decenni? In primo luogo la cementificazione estensiva del territorio: la vasta urbanizzazione (con l’annessa bitumazione del fitto reticolo stradale) ha reso torrentizio il deflusso delle acque piovane che ancor oggi alimentano la palude sotterranea. E poco può l’antiquata e insufficiente rete di deflusso delle acque bianche le quali, tra l’altro, si mischiano sovente a quelle nere (disperse dalla rete fognaria) dando origine al degrado ambientale ed igienico di tutto il quadrante sud; degrado che per essere contenuto impone una crescita spropositata dei costi di manutenzione della rete fognaria e di deflusso. Si aggiunga che le acque bianche e quelle nere, giunte alle condotte, compiono un viaggio inusitato per giungere a defluire nel Volano.
Le acque bianche, trasportate dalla condotta principale, interrata al centro di via Bologna, precipitano per scolmatura nel fiume all’altezza di via Putinati, mentre quelle nere proseguano fino all’impianto di sollevamento di via Caldirolo che provvede, a sua volta, ad immetterle nella condotta est che prosegue fino al depuratore, dal quale poi ritornano per defluire infine nel Volano in prossimità della medesima via Caldirolo. Sembrerebbe un ben strano procedere delle acque nere le quali, prodotte nel quadrante sud, vengono trasferite al depuratore a nord-est per defluire infine nel Volano.
Per quanto concerne il centro storico, tanto le acque bianche che quelle nere defluiscono, in parte, nel Volano e, in parte, stagnano nei terreni di sedime degli immobili. Se ne deduce che le condutture urbane e del sottomura trasferiscono le acque nere al depuratore e quelle bianche, più o meno pulite, nel Volano. Quelle degli scarichi dei fabbricati dell’area medievale, invece, confluiscono, almeno in parte, in vasche biologiche a dispersione, spesso insufficienti, determinando così la dispersione dei liquami nei terreni circostanti, accentuando il già fragile equilibrio ambientale e igienico.
Le acque bianche e nere, inoltre, transitando spesso nelle stesse condotte in preoccupante promiscuità, sono poi separate per scolmatura (quelle non proprio bianche, più leggere, defluendo nel Volano, quelle nere avviandosi, invece, al depuratore e di qui al Volano).
Al fine di attenuare lo stato di precarietà dell’intero sistema fognario e di deflusso delle acque, sarebbe opportuno, a nostro avviso, intervenire nel quadrante sud attraverso azioni manutentive della rete e facendo defluire quelle bianche nel Volano (all’incrocio tra le vie Mulinetto e Ferraresi) e nel Primaro (in area Rivana) e indirizzando quelle nere a un depuratore da realizzare nell’area sud est.
Per quanto riguarda il centro storico, al fine di attenuare l’inefficienza del sistema fognario e di deflusso delle acque sarebbe necessario provvedere, da un canto, alla separazione, in condotta, delle acque bianche da quelle nere avviando, al contempo, programmi d’incentivazione che inducano i proprietari degli stabili a convogliare gli scarichi domestici nella rete fognaria, favorendo così il progressivo risanamento ambientale e igienico.
Ci rendiamo conto che il risanamento dell’area sarebbe assai oneroso per i proprietari degli immobili ed è per questo motivo che sollecitiamo l’amministrazione comunale affinché realizzi tempestivamente lo studio preliminare che raffiguri dettagliatamente le inefficienze dell’infrastruttura fognaria e di deflusso delle acque e quantifichi i costi della riqualificazione ambientale e igienica.
P.S. La redazione ha chiesto una decina di giorni fa alcune conferme a Hera per quanto riguarda le notizie riportate da Alberto Cavicchi circa impianti di sollevamento acque, depurazione, promisciutà in condotta di acque nere e acque bianche. Non sono giunte né conferme né smentite.
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