Mentre il centrodestra rischia di litigare sul nome condiviso, c’è chi quel nome lo sta ancora cercando. È il caso delle liste civiche. Come Progetto per Ferrara, che questa settimana riprenderà le assemblee per formare la lista ed “entro febbraio – anticipa Valentino Tavolazzi – troveremo il candidato”. E qui potrebbe mancare un nome alla schiera di candidati che cinque anni fa sfidò Tagliani: “preferirei non essere io – fa sapere Tavolazzi -; mi piacerebbe che qualche giovane preparato potesse fare una esperienza importante in consiglio”. Il rischio però è la barriera che quest’anno si alzerà per entrare in municipio. Se fino ad oggi poteva essere sufficiente uno scarno 3%, ora l’asticella, con il numero di consiglieri ridotto da 40 a 32, si è alzata al 4.6/4.7%. E senza l’appoggio di una coalizione per le liste pure potrebbe essere molto arduo.
Non dovrebbe avere questo problema il Movimento 5 Stelle, il più titolato per finire al ballottaggio contro il Pd. Ma i problemi tra i grillini, come noto, sono di altra natura. Le due liste, Grilli Estensi e Ferrara in movimento, rimangono ancora divise e “a livello nazionale – informa il deputato pentastellato Vittorio Ferraresi – non ci sono novità”. Sembra non preoccuparsene più di tanto Angelo Storari, uno dei fondatori di Ferrara in movimento, che non vede nemmeno lo spettro di un effetto-Sardegna: “là le liste erano sette e si era capito che c’erano i soliti noti pronti a far di tutto pur di salire sul carro dei vincitori”. Qui sono due, “ma non c’è divisione: quando ti identifichi nel Movimento hai solo una prospettiva. Chi meriterà la certificazione o chi sarà candidato lo decideranno i cittadini attraverso il blog”. A guardare in casa degli ‘altri’, però, Storari sembra meno salomonico: “il meet up (come quello dei Grilli estensi, ndr) è un luogo di incontro. Ce ne possono essere anche diversi per ogni città. Altra cosa è la lista, che per forza di cose può essere una sola. Lo decideranno i ferraresi”.
Chi invece è iscritto a entrambe le rappresentanze è Tommaso Mantovani, fuoriuscito da Progetto per Ferrara come Storari, che non teme misconoscimenti. “Il famoso tweet di Grillo (“Il M5S non appoggerà alle comunali nessuna lista locale”) vuole semplicemente evitare apparentamenti con liste civetta dietro le quali si nascondono i partiti, non è un nostro problema. Qui a Ferrara partiamo in due gruppi che partono separati per colpire uniti”. Ma il collante finale potrebbe anche non arrivare e allora “cercheremo di unire gli iscritti e gli organizer per poi indire le sindacarie; i 32 che prenderanno più preferenze comporranno la lista. Certo che se arrivasse la certificazione di Grillo significherebbe molto”. E se non dovesse arrivare? “Si correrà comunque”. Ma Mantovani è sicuro che “presto troveremo regole comuni e si azzererà ogni discussione per fare qualcosa di nuovo tutti insieme”.
Dall’altra parte della barricata i Grilli estensi vivono le stesse incertezze e fanno presente che regole condivise erano già state messe sul tavolo durante il tentativo di pacificazione di Ferraresi dello scorso settembre. Tra queste c’era anche la chiusura del comitato elettorale “Per una lista 5 stelle Ferrara” messo in piedi da Ferrara in Movimento. Cosa non avvenuta. Per quanto riguarda i candidati anche il meet up brancola ancora nel buio e la speranza di molti attivisti è che accettino di farsi avanti volti giovani. Sotto questo aspetto è stata discussa una rosa di nomi, tra cui quelli di Francesca Tavone e Alessandro Vitali, senza però che si sia concretizzato nulla.
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