Eventi e cultura
19 Novembre 2013
Al Cinema Boldini il regista emergente Matteo Oleotto con la sua opera prima

‘Zoran, il mio nipote scemo’, film ad alto tasso etilico

di Redazione | 2 min

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Giuseppe-Battiston-zorandi Federica Pezzoli

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Matteo è nato a Gorizia nel 1977 e con il suo lavoro ha deciso di narrare proprio la sua terra: quella provincia friulana che è ancora poco frequentata e i rapporti inconsueti che intrattiene con la limitrofa Slovenia. La sfida, confessa nell’incontro con il pubblico al termine della proiezione, “è provare a raccontare un territorio complesso ma vero” non un paesaggio da cartolina, “una serie di personaggi che ho visto nella mia vita”.

Zoran, il mio nipote scemo gravita intorno a due nodi narrativi, il caso e l’occasione. Il caso, con la morte improvvisa di una zia slovena dimenticata e forse mai conosciuta, offre a Paolo Bressan (Giuseppe Battiston) l’occasione di dare una svolta alla propria vita grazie, o meglio a causa, di un ragazzino che Bressan ‘eredita’ come nipote. Nascosto dietro un paio di grandi occhiali, il timido Zoran (Rok Prašnikar) parla un italiano aulico imparato su due volumi a casa della nonna e dà sempre del lei allo zio chiamandolo ogni volta per esteso “zio Paolo Bressan”. Però gioca bene a freccette e così riuscirà a ‘invischiare’ lo zio ruvido e ubriacone in qualcosa che Paolo non aveva previsto, costringendolo infine a fare letteralmente i conti con il proprio cuore e coi sentimenti degli altri. Paolo e Zoran, il burbero e spesso cinico zio “alcolista e non alcolizzato” con una vita piena di casini e il timido e introverso nipote sloveno, entrambi sono dei soggetti inabili alla vita civile, uno troppo irascibile, incasinato e burrascoso, l’altro troppo timido, insieme però conquisteranno la normalità: un coniglio di nome Elvis.

scena filmLa fotografia di Ferran Paredes Rubio e la colonna sonora di Antonio Gramentieri, interpretata dai Cuori Sacri, ci aiutano a entrare in questo mondo velato di una poesia a tratti malinconica, tra montagne, vitigni e osterie.

Con leggerezza e ironia, questa pellicola ad alto tasso etilico tratta un tema difficile come l’alcolismo in modo delicato, senza moralismi perché, come spiega ancora Matteo, “non sopporto il cinema fatto dai terrazzi, guardando i problemi dall’alto, mi piace stare sotto, in mezzo”.

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