Cronaca
18 Ottobre 2013
I condomini che denunciarono il problema: "Nessuno può dare certezza che non ci fu esposizione"

Amianto al grattacielo: “L’amministratrice sapeva”

di Redazione | 3 min

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WP_20131015_010-300x400“Dalla dichiarazione di Davì sembra potersi capire che l’amministratrice era perfettamente al corrente della decisione di stoccare il materiale all’interno del condominio”. Non tarda a farsi sentire la replica dei condomini del grattacielo che denunciarono l’esposizione di inquilini e operai all’amianto del palazzo, durante i lavori per la predisposizione del riscaldamento centralizzato. E le dichiarazioni di Silvia Ronconi, portavoce del gruppo, sembrano indicare precise responsabilità di quanto accaduto proprio in capo a Tiziana Davì, l’amministratrice condominiale che, nel comunicato diffuso ieri, affermava che “mai vi è stato intento di celare ai condomini i problemi”.

Un punto che non convince del tutto i condomini: “L’amministratrice Davì – afferma la Ronconi – ha dichiarato ai giornali di essersi attivata prontamente per garantire sicurezza nella vicenda amianto, invece sono state le preoccupazioni che hanno avuto spinto alcuni condomini, e a quel che sappiamo soltanto loro, a denunciare l’avvenuto trattamento dell’amianto nei lavori del Grattacielo, oggi confermati. Davvero non convince che chi ha promosso i lavori, gestito il rapporto con ditte senza alcuna specializzazione e precauzione, come l’amministratrice Tiziana Davì, oggi continui a dire che tutto è a posto, non c’è stato e non c’è alcun pericolo, e annunci di aver assicurato controlli e informazione”.

Soprattutto dopo che i “sospetti” degli inquilini hanno trovato riscontro nella scoperta del 15 ottobre, quando carabinieri e Arpa hanno trovato alcuni sacchi di amianto nel vano caldaia. “Davvero lascia sgomenti – continua la Ronconi – la scoperta del mantenimento di alcuni residui amiantiferi (“e gli altri dove sono?”). della lavorazione all’interno del condominio. Dalla dichiarazione di Davì sembra potersi capire che l’amministratrice era perfettamente al corrente della decisione di stoccare il materiale all’interno del condominio. E addirittura con le parole di oggi, certifica la correttezza di imballaggi e procedure”.

Secondo Silvia Ronconi e il gruppo di condomini che ha preso vita per seguire la vicenda, le rassicurazioni sulla salute sono tutt’altro che sufficienti. “Certamente – affermano – le numerose zone di lavorazione al momento della demolizione e asportazione dell’amianto non erano state isolate. Nessuno può dire purtroppo che i rischi di esposizione evidentemente corsi dalle maestranze non siano stati ugualmente corsi da cittadini residenti e/o visitatori del grattacielo. L’affermazione circa l’assenza di fibre di amianto al momento attuale non rassicura affatto dal momento che il campionamento è avvenuto, soltanto sulla base del nostro esposto dopo due mesi che i lavori erano già stati fatti senza alcuna precauzione dopo aver aero disperso materiale senza alcuna precauzione. Quindi nessuno può dare la certezza di non averne respirato in quelle occasioni e temerne gli effetti in futuro”.

A questo si unisce la necessità di scoprire altro amianto depositato dopo i lavori. “Nulla si sa – conclude la Ronconi – di cosa è successo ai material demoliti prima del loro ritrovamento nel locale caldaie così come è urgente verificare se altro materiale similare non sia stato “stoccato” altrove. Occorre inoltre finalmente sapere tutti i passaggi che sono avvenuti con quali autorizzazioni chi li ha fatti, quando ed in che modo. Le nostre famiglie non meritano la situazione che si è creata”.

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