Economia e Lavoro
26 Settembre 2013
L'esclusione delle rsu dai processi organizzativi e le perplessità su piani dell'azienda e futuro del petrolchimico

Accordo Basell, i dubbi dei lavoratori

di Redazione | 3 min

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(immagine di archivio)

Dopo l’esame in Regione del 20 settembre scorso, l’accordo tra Basell e sindacati viene promosso, anche se con molte riserve, anche dall’assemblea dei lavoratori. “Dal punto di vista sindacale – spiegano i rappresentanti sindacali – il risultato raggiunto è positivo, nonostante alcune incognite, perché nonostante le pressioni e le forzature aziendali non vi sono stati licenziamenti forzati e non è passato un principio che si sarebbe potuto replicare in futuro”.

Incognite che riguardano sia lo svolgimento della trattativa che, più in generale, gli scenari futuri del petrolchimico. “L’azienda – affermano le Rsu – ha ufficializzato il ricevimento di 33 adesioni al piano di prepensionamento, di cui 22 accettate, e 18 adesioni al piano volontario per la risoluzione del rapporto di lavoro di cui 17 accettate; si delinea un quadro che allo stato attuale porta all’uscita di 39 lavoratori con dichiarazione di estrema soddisfazione da parte dell’azienda per la riuscita del piano e la valutazione, sempre aziendale, che non vi saranno problemi ad individuare ulteriori 2 risorse per raggiungere le 41 unità delineate dall’accordo. Vi è anche un impegno ad individuare cinque occasioni di lavoro interne al sito (che portano il totale a 46) rispetto alle quali oggi non vi sono notizie certe e comunque tale processo deve eventualmente avvenire senza forzature e con la soddisfazione di tutti gli attori coinvolti”.

Le preoccupazioni per il futuro riguardano invece soprattutto l’esclusione delle rsu dai processi organizzativi dell’azienda. Secondo i rappresentanti sindacali infatti “l’azienda ha già avviato gli spostamenti dei turnisti dall’area piloti all’area turno di manufacturing per garantire le scoperture determinate dalle uscite e non ha dato seguito alle dichiarazioni fatte in sede regionale circa il coinvolgimento della rsu sulle ricadute organizzative previste dall’accordo”. Un fatto che ha rinnovato i dubbi dei lavoratori sulle idee di Basell circa il futuro della ricerca a Ferrara: “Pensiamo veramente – chiedono i rappresentanti sindacali – che ridurre il budget annualmente non porti progressivamente a concentrarsi solo sulle ricadute occupazionali come oggi sta avvenendo, riducendo il ruolo dei tecnici e sminuendo il valore della comunità scientifica che negli anni ha fatto di Ferrara un’eccellenza unica in Italia? Pensiamo veramente che cosi facendo non si perderà progressivamente di vista la mission dell’innovazione e dello sviluppo di nuove applicazioni? È un caso che tutto ciò che è stato sacrificato in nome della valorizzazione azionaria non è stato sostituito da nuove opportunità o filoni di ricerca esplorativa?”

Tutte domande che per il momento restano senza risposta, e anzi secondo i sindacati “fino a oggi l’azienda ha privilegiato una discussione sulla produttività individuale che lascerebbe intendere che le domande di cui sopra troverebbero risposta e soluzione attraverso lo strumento dei licenziamenti forzati. Come sindacato riteniamo non credibile e non accettabile che una riorganizzazione aziendale interna, anche comprensibile alla luce dei cambiamenti avvenuti esternamente al sito, abbia come unico elemento visibile e qualificante l’individuazione di ‘professionalità non in linea con gli standard Lyondellbasell’. E dal punto di vista industriale cosa si fa? Certo ci attendevamo qualcosa di più”.

Per questo i sindacati chiedono anche alle istituzioni delle garanzie per i progetti di cui si sta discutendo ai tavoli istituzionali per il rilancio del petrolchimico, come quello riguardante la possibile collaborazione tra il centro ricerche Natta della Basell e il progetto Green Lab di Aster, società di ricerca e innovazione che fa capo principalmente alla Regione Emilia Romagna. “A livello locale – affermano le Rsu Basell – le istituzioni e le imprese che vogliono rinnovare l’accordo di programma devono tener conto del quadro industriale del petrolchimico, delle riduzioni occupazionali avvenute a partire dal 2010 in Basell (circa 180 posti di lavoro distrutti con la ristrutturazione) cui si aggiungono altre unità perse dirette e indirette. Occorre partire da questo quadro se si persegue un’operazione minimamente credibile, perché il rischio è quello di convenire su aspetti certo importanti come il monitoraggio ambientale o la buona comunicazione ma facendolo mentre le persone perdono il lavoro; crediamo occorra indurre la presentazione di progetti e investimenti significativi che non si fermino alle enunciazioni ma si concretizzino con impegni certi e visibili per rilanciare questo sito che oggi vede un futuro a tinte fosche”.

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