Politica
24 Settembre 2013
I 5S accusano: “Svenduti beni di Cmr prima del fallimento”

Da Ravenna a Ferrara gli strani legami tra le coop

di Marco Zavagli | 6 min

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MARINARA - MARINA DI RAVENNAMarinara, un porto di interessi. È il titolo di un dossier che il gruppo consiliare dei Cinque Stelle di Ravenna porta a Ferrara. “Perché i cittadini di questa città devono essere informati a riguardo”, spiega il loro capogruppo, Pietro Vandini. Il fulcro della documentazione illustrato alla stampa parte dall’ormai famoso – anche per le cronache giudiziarie – porto ravennate di Marinara per arrivare in terra estense con le propaggini Cmr, Sorgeva e Tagliani.

In realtà il ruolo del sindaco era stato già spiegato pubblicamente dal diretto interessato, come vedremo in seguito. Il primo punto snocciolato da Vandini, affiancato dalla collega di consiglio comunale Francesca Santarelli e dal consigliere regionale Andrea Defranceschi, riguarda quella che la delegazione ravennate ritiene una “svendita di patrimonio”.

Cmr possedeva il 72,5 % della azioni di Seaser, la concessionaria del porto. Un pacchetto che, per stessa “ammissione” di Cmr (lo si evince da una perizia depositata del dicembre 2009) valeva qualcosa come di 16 milioni e 600mila euro. Le cronache ricordano che il 16 ottobre del 2010 si scioglie il cda di Cmr e si avvia la procedura di concordato per sanare un debito di 141 milioni di euro. Cosa succede pochi giorni prima? “Il 2 ottobre – riporta Vandini – il cda di Cmr delibera la cessione di parte delle quote di partecipazione in Serco e dà incarico al presidente Giorgio Camilletti e al presidente Lauro Capisani di cedere alla società del Gruppo Nettuno srl, o ad acquirente da questa designato, il 60% della Serco srl al prezzo di 12mila euro”. Qui è utile un breve ripasso delle quote societarie.

Serco (interamente posseduta da Cmr) possiede il 22.50% di Costa Verde, il 33.33% di Comway e il 49% della Polo Commerciale Eurolandia. Ora, se il valore attribuito alla partecipazione in Serco (come da bilancio 2009 di Cmr) è di 860.577 euro, il 60% di questa avrebbe dovuto avere un valore di 516.346,20 euro. Non di 12 mila.

Una volta ottenuto per 12mila euro il 60’% della Serco, una settimana dopo, cioè l’11 ottobre 2010 si scioglie il cda della stessa. Caravita e Capisani si dimettono. “Il direttore tecnico del Gruppo Nettuno Carlo Fossati – fa notare Vandini – rinomina Capisani amministratore unico della Serco srl”. Riassumendo: “nell’arco di 21 giorni Capisani vende per conto di Serco, di proprietà Fossati al 60%, gli immobili di Marinara e le partecipazioni di Serco srl nelle altre società”. Altro dettaglio, gli acquirenti ruotano attorno alla galassia di Paolo Conforti, che figura presidente di Costa verde e di Comway e amministratore unico di Eurolandia. “Questo – ne deducono i grillini – fa pensare a stretti rapporti fra Conforti, Caravita e Capisani. Perché questa vendita non è stata fatta quando Serco era ancora di Cmr, attraverso il tribunale di Ferrara a seguito del fallimento?”.

fotoIn attesa dell’eventuale risposta passiamo al secondo punto. Riguarda sempre Cmr. Nel 2011 fallisce e viene nominato come curatore fallimentare la commercialista Raffaella Margotti. Questa, nel luglio 2012, anticipa la volontà di vendere il pacchetto azionario di Cmr tramite evidenza pubblica. “Il 7 dicembre 2012 però succede qualcosa – avvertono i Cinque Stelle -; invece di proseguire su questa strada, il curatore invia ai soci Seaser un’altra comunicazione nella quale avvisa che Sorgeva si è dichiarata disponibile ad acquisire l’intera partecipazione delle quote Cmr al costo di 1 euro impegnandosi poi a venderle ad Italia Navigando (che non avrebbe potuto partecipare in quanto società pubblica) la quale avrebbe dovuto assumersi una serie di impegni ed obbligazioni”.

Il presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna Galliano di Marco interviene contestando la legittimità di questa vendita (come fece lo stesso socio Luigi Vitali) dichiarando pubblicamente di voler impugnare gli atti fino alla Corte di Giustizia Europea e minacciando la decadenza della concessione demaniale. La furia dell’Autorità portuale si placa poco dopo. E la vendita avviene comunque. L’ipotesi che azzardano i grillini è quella di “una guerra interna tra due fazioni che vogliono il controllo di Marinara, a nessuno interessa più nulla del fatto che questo possa essere un enorme danno per  i soci e  i creditori Cmr”.

Con Sorgeva, infine, si arriva al terzo punto, che lambisce il sindaco Tagliani. Un punto che però arriva invece un po’, diciamo, in ritardo. Tagliani ha partecipato ai cda di Seaser (“lo si legge nei verbali”), in qualità di legale di Sorgeva. “Nei mesi precedenti alla vendita delle azioni Cmr – continua Vandini – ci fu uno scontro relativo al fatto che Cmr riteneva di avere un credito nei confronti di Seaser di circa 3,5 milioni di euro per opere fatte”. Una richiesta che gli altri due soci di Seaser contestavano: quelle opere non furono mai realizzate. Poi la questione si risolve. Sorgeva formula una proposta alternativa: “il debito viene trasformato in una partita contabile. In questo modo in seno al cda ci fu un voto unanime sul bilancio”. E qualche mese più tardi nella proposta di acquisto delle quote Cmr al costo di 1 euro si parla di un pagamento da Seaser a Cmr di un importo pari a 500mila euro “a saldo del credito vantato da Cmr nei confronti di Seaser pari a 3.12.3000,00 euro”. In sostanza venne nuovamente riconosciuto un debito di Seaser che non esisteva e che la stessa Sorgeva precedentemente aveva contestato votando contro al bilancio”.

Di qui le domande dei grillini: “il sindaco Tagliani ritiene corretta e congrua la sua attività di amministratore pubblico con quella svolta in qualità di legale di Sorgeva?”. Domanda alla quale circa un anno fa Tagliani aveva già risposto. E torna oggi nuovamente a rispondere: “in questa vicenda non ho assistito Sorgeva, che è mio cliente da tre anni; il legale di riferimento, come risulta dalle fatture, era l’avvocato Andrea Lolli dello Studio Maffei Alberti di Bologna. In ogni caso Sorgeva non ha terreni nel comune di Ferrara, non è un’azienda comunale e gli interessi in questa vicenda non hanno nulla a che vedere con l’attività professionale che svolgo da 30 anni. Bastava che qualcuno mi chiedesse spiegazioni prima di fare domande”. Dopo i chiarimenti, il sindaco chiude con una battuta: “fatico ancora a capire cosa mi si chiede, forse credono che sia il sindaco di Ravenna; in ogni caso, se vogliono farmi pubblicità, ben venga, visto che a causa della mia attività di sindaco, che svolgo ovviamente con immenso piacere, ho perso come avvocato decine di clienti che non posso più seguire per esigenze di tempo”.

Indipendentemente dal ruolo di Tagliani, il giudizio dei grillini sulle operazioni sopra esposte è durissimo, tanto che Defranceschi parla di “persone legate ai partiti che si mettono d’accordo per mangiare tutti nello stesso piatto. A scapito ovviamente dei soci e dei lavoratori delle cooperative in buona fede”.

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