“Nulla è cambiato se non io”. Dopo un periodo di silenzio, che durava dalla commemorazione del settimo anniversario della morte del figlio, Patrizia Moretti torna a scrivere sul suo blog. Lo spunto arriva alla madre di Federico Aldrovandi dalla sentenza di assoluzione dell’ex dirigente delle volanti della questura di Ferrara, Paolo Marino (vai all’articolo).
Una sentenza motivata dal fatto che le accuse a suo carico di omissione in atti di ufficio non sussistevano. In sostanza, per la corte d’appello di Bologna, non era vero che Marino omise di informare dettagliatamente il pm di turno quel 25 settembre 2005, quando morì Federico, di quanto accaduto in via Ippodromo.
Il pm di turno era Mariaemanuela Guerra, che poi denuncerà per diffamazione proprio lei, Patrizia Moretti. “Rea” di aver “criticato la pm Guerra con le stesse parole usate dai suoi colleghi , ma io non sono un magistrato e quindi non ne avevo facoltà”. “Marino – prosegue la madre di Federico – non la ingannò nascondendole la verità su quanto era appena accaduto a quel ragazzo appena maggiorenne che si trovava ancora scoperto agli sguardi dei curiosi sul l’asfalto di via ippodromo , morto , con i segni della violenza addosso. La pm semplicemente non ci andò . Non lo ritenne meritevole di attenzione. In fin dei conti chi era quel ragazzo? Un povero drogato? Un figlio di nessuno. No. Non occorre andarci . Non ne vale la pena. Facciano quelli che sono già lì”.
A quel mancato arrivo in via Ippodromo seguirono poi altre cose. “Sequestrare i manganelli rotti ? L’auto di servizio sporca del sangue di quel ragazzo? No, non ne è valsa la pena. Interrogare i poliziotti responsabili di quel sciagurato fermo? No. Interrogare gli autori delle prime indagini? No. Però querelare e portare a processo la madre di quel ragazzo , questo sì che ne vale la pena!”.
E i quattro agenti condannati con sentenza definitiva per l’omicidio colposo del diciottenne, “di quel “povero disgraziato” (come lo ha amabilmente definito il procuratore Minna) sono regolarmente al loro posto di lavoro. La condanna fino ad ora non è stata presa in considerazione dal Tribunale di sorveglianza che giustamente ha cose ben più importanti cui pensare. La pm Guerra è tornata al suo posto come se nulla fosse accaduto”.
Cosa è cambiato allora? Si chiede Moretti. “Io – è la sua risposta -.Io che sono processata come imputata su richiesta della pm Guerra, e mio figlio Federico che è morto ammazzato quando aveva appena compiuto 18 anni senza alcun motivo. D’ altronde qualcuno lo ha paragonato ad un maiale (il riferimento è alle offese via facebook arrivate dalla pagina di Prima Difesa Due, ndr – leggi). Nulla è cambiato se non io. Tutto il resto è teatro , triste teatro”.
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