Cronaca
14 Ottobre 2012
Le motivazioni dei giudici di Appello censurano i comportamenti di Pirani e Bulgarelli

Aldro bis, i colleghi capirono subito i rischi dei 4 agenti

di Marco Zavagli | 3 min

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“Condotte in dispregio del dovere di ufficio”, adottate da “due esperti ufficiali” e “inserite in una vicenda di assoluta delicatezza e drammaticità” (la morte di un giovane di 18 anni), che “avrebbe dovuto imporre ancora maggiore ossequio ai propri doveri istituzionali e al servizio del pubblico interesse, quale certamente può dirsi il fare luce, anche tempestivo, sulla drammatica vicenda”. Bolla così la Corte di Appello di Bologna, nelle motivazioni della sentenza, l’agire di Marcello Bulgarelli e Marco Pirani.

I due ufficiali della questura di Ferrara erano stati condannati in secondo grado (vai all’articolo) lo scorso 9 luglio nell’ambito del processo Aldrovandi bis, innescato sulla scia di quello principale per omicidio colposo per accertare depistaggi od omissioni nelle indagini sulla morte di Federico Aldrovandi.

L’appello confermò le condanne di primo grado inflitte ai due poliziotti il 5 marzo 2010 dal gup Monica Bighetti, che dispose per l’ufficiale di polizia giudiziaria Pirani 8 mesi per omissione di atti d’ufficio e per l’ex capoturno della centrale operativa della questura Bulgarelli 10 mesi per omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento (l’agente venne prosciolto invece per il reato falsa testimonianza).

Ora arrivano le spiegazioni dei giudici del gravame, che non concessero le attenuanti generiche proprio per i motivi sopra descritti. Pirani, in qualità di ufficiale di polizia giudiziaria delegato alle indagini relative al decesso di Federico, non trasmise alla procura la copia del registro delle chiamate al della notte del 25 settembre 2005. Il registro delle chiamate al servizio 113 che Pirani doveva trasmettere alla squadra mobile, delegata dal pm alle indagini, rimase nei cassetti per mesi. Solo dopo la sua acquisizione fu possibile rendersi conto che il brogliaccio con gli interventi delle volanti quella notte, “pacificamente redatto dall’ispettore Bulgarelli”, portava con sé “cancellature, modifiche, segni di depennamento”.

Quanto a Bulgarelli, il capoturno della centrale operativa evitò di registrare completamente la conversazione telefonica sulla linea 113 delle ore 6,32, intercorsa tra lui e l’ex capo turno delle volanti Luca Casoni (assolto dalle accuse di falsa testimonianza, favoreggiamento e omissione d’atti ufficio – vai all’articolo). E nel descrivere la condotta di Casoni, pur assolto, la Corte non è decisamente tenera: l’agente dell’Upg della questura che si recò in via Ippodromo per le prime indagini relative al decesso, “interrompendo la conversazione telefonica”, insieme a Bulgarelli aiutò “gli assistenti delle volanti (Alfa 2 e Alfa 3) Pontani, Segatto, Pollastri e Forlani a eludere le possibili investigazioni nei loro confronti”.

Non solo. Casoni, sempre al telefono, gli disse di avvisare “chi di dovere (‘avvisa tutti’” e, mentre è di fronte al ragazzo privo di vita la sciato sull’asfalto, esclama chiaramente “questo è morto”. Subito però dall’altra parte della cornetta arriva la correzione: “si va bene è svenuto”. Quindi, informandosi su quanto era accaduto in via Ippodromo, invita il collega “prima di rispondere alla domanda, ad interrompere la registrazione, onde evitare la registrazione della risposta, così aiutando i quattro colleghi”.

“Dunque, Bulgarelli – conclude la Corte – in quei rapidissimi ed iniziali frangenti intuisce immediatamente, non solo la gravità di ciò che era accaduto, ma anche gli sviluppi “a cascata” che possono riverberarsi sui colleghi, qualsiasi vicenda possa essere accaduta”.

Questo perché avrebbe subito intuito che “il collega, posizionato sulla via ed accanto al cadavere del giovane, avrebbe proferito frasi sulla vicenda drammatica, foriera di conseguenze a carico degli agenti che hanno “gestito” gli ultimi minuti di vita di Aldovrandi”. “Casoni – proseguono i giudici – stava “scivolando su un terreno “paludoso”, lasciando o potendo lasciare tracce verbali (in quella registrazione) di un operato negligente, imperito, eccessivo, degli agenti ed ufficiali intervenuti con la volante 2 e la volante 3”.

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