Politica
19 Agosto 2012
Tommaso Mantovani spiega i motivi dell’addio a Progetto per Ferrara

Tavolazzi? Ha ragione Grilllo

di Marco Zavagli | 4 min

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Ondivago, non trasparente, in contrasto con il Movimento 5 Stelle. Alla fine vuota il sacco Tommaso Mantovani. Dopo le dimissioni da consigliere di circoscrizione e quelle da Progetto per Ferrara – successive di qualche giorno a quelle del portavoce Angelo Storari -, uno dei ‘tavolazziani’ della prima ora spiega i motivi che lo hanno portato ad abbandonare, anzi a “dissociarsi” dal primo espulso nella storia del movimento di Beppe Grillo.

E lo fa, dopo le anticipazioni date da Estense.com sul suo abbandono (vai all’articolo), con una lettera tutt’alto che morbida. Niente a che vedere con la questione dei rimborsi. Lo prova il fatto che “la notizia della richiesta di archiviazione depositata dalla Procura la conoscevo da tempo, per cui non era mia intenzione portare alcun attacco a quel proposito, sul quale ho già espresso la mia solidarietà il 27 dicembre scorso”.

Le ragioni vere afferma di averle già “esplicitate sul googlegroup di Ppf e anche a una riunione in cui ho esposto le mie motivazioni”. Una delle tante riunione che, a scapito della trasparenza, “dal momento che i miei interlocutori erano meno di dieci”, “non è stato stilato alcun verbale”.

Prima tra tutte viene la questione del city manager a Parma. Valentino Tavolazzi era stato chiamato dal neo sindaco grillino Pizzarotti per mettere ordine nel bilancio comunale. Mantovani, siamo al 22 maggio, inizialmente era “contento”: “sembrava il segno di un’avvenuta riconciliazione con Grillo, che ci aveva espulsi il 5 marzo dal Movimento 5 stelle”. Ma poi si scopre che in Progetto per Ferrara “nessuno sapeva nulla e alla riunione settimanale del gruppo, dopo un viaggio a Parma, Tavolazzi è rimasto vago sull’argomento e non ha confermato”. Fu allora che “cominciai a sospettare qualcosa”. La conferma dei dubbi arriva la mattina dopo: “sul blog di Grillo la cosa è stata denunciata come una manovra per far rientrare Tavolazzi dalla finestra nel MoV5stelle e mettere tutti davanti al fatto compiuto. Questa per me non è trasparenza. E giustamente, neanche Grillo ha apprezzato”.

Dopo quello strappo l’ex consigliere si sente ormai di appoggiare del tutto Grillo. Anche sull’espulsione di marzo. “Dopo qualche incertezza – chiarisce -, ora mi è piuttosto chiaro il motivo, a differenza di quanto dice Tavolazzi: qualcuno stava cercando di forzare la mano a Grillo, in direzione della costituzione di assemblee territoriali periodiche che da molti, non solo da me, vengono viste come tentativi di creare organismi decisionali troppo simili alle assemblee di partito”. Il riferimento è al Democracy day tenuto a Ferrara nel novembre scorso (leggi) e alla riunione di Rimini, rispetto alla quale però Tavolazzi ha sempre assicurato di non aver contribuito a livello organizzativo.

Esempi di “pseudo-democrazia diretta” per Mantovani, volte a far sì “che il Mov5stelle si strutturi al più presto per le politiche del 2013, con programmi e candidature nazionali”. Roba da candidati più che da cittadini: “personalmente non sono d’accordo, come ho più volte sostenuto in provincia e in regione. Non mi interessano le elezioni e le poltrone. Mi interessa che tutti i cittadini, non solo i “candidati”, comincino a vedere e a praticare la politica come un mezzo volto al bene collettivo, non all’affermazione del proprio partito, come fosse una squadra di calcio. “La meta è il cammino”. Una volta che avremo maturato questo atteggiamento “regolativo” nei confronti del bene disinteressato, credo che le migliori decisioni verranno via via, senza comandamenti preconfezionati, come nei partiti. Se no, qual è la differenza?”.

Non è un caso allora se Tavolazzi venne definito da Beppe Grillo “uno con la testa a forma di partito”. Mantovani lo segue su questa scia: “mi sembra che si senta già in campagna elettorale, come dimostrano i suoi continui comunicati (non so quanto condivisi in Ppf, perché non credo che la loro frequenza lasci il tempo materiale per una discussione interna al gruppo) e la partecipazione a tutte le trasmissioni che parlino male di Grillo e Casaleggio”.

Ecco allora la decisione. “Mi dissocio dal comportamento che Tavolazzi sta tenendo nei confronti del Mov5stelle: si considera dentro, ma insieme ad alcuni di Ppf, forwarda tutti i link possibili di critica a Grillo e a Casaleggio. Vuole forse scippare o scindere il Movimento, come sembrano indicare sui media alcuni ambigui solleciti a Grillo, accusato di essere in ritardo nei preparativi per le elezioni? Lo dica chiaramente e abbia il coraggio di assumersi i suoi rischi. Lo fece anche Berlusconi con i resti della Dc di Segni e Martinazzoli, nel ’93, prima di “scendere in campo” da solo, a gennaio del ’94”.

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