
Foto di Sergio D’Afflitto|CC BY SA 3.0
La Quinta sezione penale della Corte di cassazione ha pronunciato la sentenza definitiva per il caso di un avvocato ferrarese condannato per falso in atto pubblico.
Nel maggio del 2020 il gup Danilo Russo aveva decretato in primo grado la condanna a dieci mesi di reclusione – con pesa sospesa – e il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva da 7.500 euro nei confronti della parte civile. Nella stessa sentenza, il tribunale di Ferrara lo assolveva dalle ulteriori accuse di truffa aggravata e infedele patrocinio.
Il caso riguarda Riccardo Caraceni, avvocato del foro estense finito a processo per aver fabbricato una finta sentenza.
La vicenda traeva origine dall’incarico che una signora di Poggio Renatico – parte civile assistita dall’avvocato Davide Bertasi – gli diede per ottenere un risarcimento da un architetto per dei lavori che avevano causato danni alla sua abitazione.
La donna per lungo tempo pensò che le cose stessero andando avanti tra un rimpallo e l’altro, ma nel 2017 scoprì, a sorpresa, che era stato incardinato anche un processo in sede civile quando Caraceni (difeso dall’avvocato Carlo Bergamasco) le mostrò direttamente la copia di una sentenza a lei favorevole e che condannava la controparte al risarcimento del danno.
Ma nonostante la condanna e il passare del tempo quel risarcimento non arrivava mai. Così, sempre più insospettita, a un certo si recò di persona in tribunale con una copia della sentenza in mano. In cancelleria la seconda grande sorpresa: quell’atto, con quel protocollo, era riferito a tutt’altra causa e il giudice nulla sapeva della sentenza che la riguardava.
La sentenza venne confermata in appello a a novembre si è pronunciata anche la Corte di Cassazione. Nel dispositivo, pubblicato nei giorni scorsi, si legge che il procuratore generale Kate Tassone ha concluso la propria requisitoria chiedendo l‘inammissibilità del ricorso.
Il collegio, presieduto dal giudice Giuseppe De Marzo, ha accolto la richiesta, rendendo definitiva la sentenza, alla quale ora si aggiunge la condanna al pagamento delle ulteriori spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
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