Cento
24 Luglio 2019
"Soltanto un bambino come lui è capace di unire così tanto due comunità, superando le differenze culturali e religiose"

Cento saluta il piccolo Ibrahym: “Figlio di tutta la città”

di Redazione | 3 min

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Cento. “Ibra continua a vivere in tutti noi”: è con questo messaggio che, presso la camera mortuaria di Cento, tutta la comunità islamica centese e tutto il territorio hanno salutato martedì, per l’ultima volta, il piccolo Ibrahym Mohamed Diaby, che domenica 7 luglio si è tuffato dal pontile dell’agriturismo di Gambulaga per non riemergere mai più.

Ibrahym lascia il papà Siemon, la mamma Mariam Diabate e le sorelle Bacem di 17 anni e Fahtima di 6 anni: una famiglia molto attiva e molto integrata nella comunità, residente a Cento dal 1999 ma originaria della Costa d’Avorio.

Ibrahym, quella domenica, era stato rianimato per un’ora dal personale del 118 in seguito al tuffo nel lago che si era rivelato fatale, forse per un malore o un colpo alla testa: quando il suo cuore aveva ripreso a battere, era stato trasportato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna in condizioni disperate. Ma già alle 17.30 di lunedì, era cominciata la fase di accertamento della morte cerebrale lunga sei ore, tra esami neurologici, test di apnea ed elettroencefalogramma.

E ora, la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile: “Oggi siamo qua per salutare tutti un angelo” sono le parole di Yahaut Gerard, ex presidente dell’associazione Mondo. “Tutte le mamme che sono qui sono Mariam, tutti i papà sono Siemon: il dolore non ha colore. Vi ringrazio a nome di tutti i suoi cari per questa straordinaria partecipazione. Per chi ha un granello di fede è inevitabile domandarsi ‘perché?’. Che il Signore si prenda sempre la parte migliore è indubbio: e vedervi tutti qua è la dimostrazione di quanto Ibra abbia seminato in questi anni”.

Ma, ricordando la sua voglia di vivere e la sua esuberanza, “non piangete: Ibra sorrideva sempre”. Ai tanti genitori presenti, prosegue Gerard, rimane un grande compito: “Continuare a far vivere Ibra, perché questa terra è sua: è un centese, è uno di noi. Vivrà sempre qui”. Il suo corpo verrà infatti tumulato presso il cimitero di Cento, in uno spazio dedicato al culto islamico, come fortemente voluto dalla famiglia, mentre i suoi organi sono stati donati. Durante la tumulazione, come vuole la religione musulmana, il viso verrà rivolto verso la Mecca.

A portare la sua testimonianza, anche un amico di famiglia di Ibrahym, Khemiri Khemais: “Ho visto nascere Ibra” racconta commosso, “ha vissuto nel mio stesso palazzo per 5 anni. Tenetelo dentro il vostro cuore. Soltanto un bambino come lui è capace di unire così tanto due comunità, superando le differenze culturali e religiose”.

Sulla sua tomba, tanti fiori e una maglia della Polisportiva Centese firmata da amici, compagni di squadra e compagni di scuola. Ibrahym frequentava infatti la seconda media presso l’istituto comprensivo n° 1 di Cento, in via Dante Alighieri, e amava il calcio: a settembre avrebbe ricominciato il campionato, giocando in una categoria più alta.

“Ci sono poche parole per tragedie come queste” dichiarano il presidente della Centese Alberto Tino Fava e Carlo Poli, responsabile del settore giovanile. “Questo bambino ha stretto oggi tutta la comunità in un abbraccio, e tutte queste persone testimoniano quanto fosse conosciuto e amato. Il suo papà ha sempre ripetuto, e continua a farlo anche in questo momento difficile, come Ibra non fosse soltanto figlio suo ma di tutta la città”. Adesso, però, “la società sta già pensando di onorare la sua memoria in modo permanente, così che il suo ricordo rimanga vivo e tra noi”.

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