Attualità
13 Ottobre 2017
Gli azzerati hanno consegnato al presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta un documento con i fatti salienti della Cassa dal 2009 a oggi

A Casini una cronistoria Carife perché capisca la sua “peculiare situazione”

di Redazione | 6 min

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Doppio appuntamento su pace e nonviolenza

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Una cronistoria dei principali fatti per evidenziare la “peculiare situazione della Cassa di Risparmio di Ferrara”. È il contenuto del documento che i risparmiatori azzerati di Carife hanno inviato nei giorni scorsi al senatore Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario e tutti i sentori e deputati componenti la stessa.

Il documento contiene la sintesi dei fatti salienti della storia di Carife dal 2009, periodo in cui iniziarono le sofferenze dei crediti assegnati dalla banca fuori dal territorio locale, fino a 30 giugno di quest’anno, data di acquisizione della banca da parte di Bper -Banca Popolare Emilia Romagna – al prezzo simbolico di  1 euro.

«Lo scopo – spiegano gli azzerati –  è quello di sollecitare e richiamare l’attenzione della Commissione a fare chiarezza sui tanti interrogativi ancora senza risposte e sui lati oscuri di questa vicenda che hanno portato la banca alla risoluzione, provocando l’inaccettabile dramma dell’azzeramento dei risparmi di 32.000 famiglie ferraresi».

I risparmiatori intanto si stanno organizzando, chiamandosi a raccolta, per realizzare degli incontri a Ferrara e negli altri comuni della provincia in modo da «fare pressione sulla politica locale e nazionale».

LA PECULIARE SITUAZIONE DI CARIFE

SBAGLIATO FOTOGRAFARE LA SITUAZIONE DI CARIFE AL 22 NOVEMBRE 2015

Il Governo continua a giustificare il decreto 183 del 22 Novembre 2015 sostenendo che in tale data non esistevano altre soluzioni se non la risoluzione della Cassa di Risparmio di Ferrara, ma “fotografare” la situazione della banca al 22 Novembre 2015 è scorretto nel caso di Carife: una serie di fatti, che di seguito si elencano, dimostrano che Carife aveva una situazione del tutto peculiare, rispetto alle altre banche colpite dal decreto, che non è stata tenuta in considerazione dal governo.

COME PUO’ FALLIRE UNA BANCA VIGILATA DAL 2009 E COMMISSARIATA DAL 2013?

SINTESI CRONISTORIA CARIFE

2009 – I clienti di Carife vengono a sapere di forti sofferenze dai crediti della banca assegnati fuori dal territorio. Allontanato il direttore generale. Il valore delle azioni comincia a diminuire. Inizia la vigilanza di Banca d’Italia.

2010 – Cambia il CDA. Il controllo di Banca d’Italia passa da “vigilanza” a “vigilanza rafforzata”

2011 – Il nuovo consiglio di amministrazione e il nuovo direttore chiedono alla clientela di sostenere il rilancio della banca sottoscrivendo l’aumento di capitale di 150 milioni, sollecitato anche da Banca d’Italia.

2011. L’AUMENTO DI CAPITALE. Banca d’Italia, prima “raccomanda”, poi autorizza l’aumento di capitale di Carife per 150 milioni di Euro (azioni vendute per la maggior parte a risparmiatori profilati retail), stimato come risolutivo per il rilancio; una soluzione risultata inefficace a distanza di sole poche settimane dalla chiusura dell’operazione, quando il valore delle azioni ha cominciato a crollare irrimediabilmente.

Su questo aumento di Capitale è in corso un processo a Ferrara la cui udienza preliminare si è tenuta il 20 settembre 2017.

Agosto 2012. OBBLIGAZIONI DA RITIRARE. Il 23/01/16 il quotidiano Il Resto del Carlino ha dato pubblica notizia, di un documento che prova come l’ultimo CDA avesse chiesto (dopo apposita Delibera) a Banca d’Italia il 10 Agosto 2012 (1 anno prima del Commissariamento!!) di poter riacquistare Obbligazioni Carife emesse tra il 2006 e 2007 dal precedente CDA, perché particolarmente rischiose (Si legge testualmente «Le condizioni di buon favore al momento dell’emissione risultano oggi penalizzanti anche in considerazione del livello di subordinazione»), eventualmente da sostituire con prodotti adeguati alla normativa MIFID sul profilo di rischio dei risparmiatori-investitori nel frattempo introdotta nel 2008 («…e più coerenti con l’attuale situazione dei mercati finanziari»). Ebbene, a quanto risulta, il CDA non ha mai ricevuto alcuna la risposta!! E’ un dato di fatto quindi, che tre anni prima del decreto “Salvabanche”, che le ha mandate in fumo, le obbligazioni subordinate avrebbero potuto essere rivendute a Carife (in cambio magari di bond ordinari che oggi sarebbero garantiti). I ferraresi avrebbero risparmiato 50 milioni di euro!

PERPLESSITA’ SULLA SCELTA DEL COMMISSARIAMENTO (Maggio 2013). Banca d’Italia il 30 Maggio 2013 commissaria Carife. Una decisione che ci ha lasciato sgomenti e perplessi. È credibile – per la tutela di azionisti, proprietà e amministratori – un sistema di controllo che commissaria nel 2013 la nuova governance del CDA 2010, con manager rinnovati pure nel 2013, ATTENZIONE !!! Per Ispezioni svolte nel 2009, per fatti del 2007 compiuti dal CDA di allora? Se non erano sufficienti i cambiamenti successivi al 2010, se Carife aveva bisogno di maggior indipendenza, competenza e capacità d’analisi disinteressata dagli uomini della proprietà, Banca d’Italia doveva dire all’ultimo Presidente di sostituire tutti i consiglieri con altri più esperti di banche, e non commissariarla dopo 3 anni di “vigilanza rafforzata” in cui era informata di tutto!

2013-2015 COMMISSARIAMENTO E DANNO AL PATRIMONIO Commissari e Banca d’Italia, per 30 mesi hanno governato, gestito, diretto e tirato le fila della Carife. Il Bilancio d’esercizio al 31 Dicembre 2012 -redatto dall’ultimo CDA- pur in passivo per 104 milioni- indicava un patrimonio di 300 milioni di euro. In trenta mesi nessun Bilancio è mai stato presentato ai soci (… lo consente la legge…) ma al termine del commissariamento il patrimonio della Banca è ridotto a soli 11 milioni: -289 milioni di Patrimonio!! Compito dei Commissari non doveva essere quello di tutelare il patrimonio della banca?

30 Luglio 2015: APPROVATO DALL’ASSEMBLEA DEI SOCI IL PIANO DI SALVATAGGIO PROPOSTO DA BANCA D’ITALIA. Banca d’Italia convoca 29.000 azionisti-risparmiatori ferraresi proponendo loro una soluzione che, attraverso l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, tutelava integralmente tutti gli obbligazionisti e da speranza agli azionisti mediante l’erogazione di Warrant da riscattare nel 2018.

La “soluzione” prevede:
1) azioni a 0,27 euro,
2) 5 warrant per ogni azione,
3) il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi diventerà il maggiore azionista.

Parallelamente il FITD dovrà versare 300 milioni per risanare la banca. La soluzione è approvata dall’Assemblea dei soci.

Luglio-Novembre 2015: L’ATTESA. Banca d’Italia cambia atteggiamento e per 100 giorni si rifugia nel silenzio assoluto, con eloquenti rimpalli istituzionali, per portarci all’inaspettato baratro del decreto “Salvabanche” del 22 Novembre che ovviamente dimentica la soluzione del 31 Luglio – e i fatti prima descritti- e cancella ogni speranza.

16 novembre 2015 – Il D. LGS. 180/2015 recepisce il nuovo quadro normativo europeo in materia di gestione delle crisi bancarie, il cosiddetto “bail in”, che deve entrare in vigore il 1 gennaio 2016.

22 novembre 2015:

A sorpresa Carife entra nella delibera della Banca d’Italia che prevede l’azzeramento dei risparmiatori di 4 banche: le altre sono Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti.
Per Carife azzerate 3 emissioni di obbligazioni subordinate (emesse nel 2006/2007) e tutte le azioni. Il piano rientra nel D.L. 183/2015 approvato una domenica pomeriggio dal Consiglio dei Ministri. Il 23 novembre, lunedì mattina, Carife s.p.a. non esiste più e 32.000 persone hanno perso i loro risparmi:28.000 azionisti e 4.100 obbligazionisti.

La Banca d’Italia, con provvedimento del 22 novembre 2015, ha disposto la cessione di tutti i diritti, le attività e le passività costituenti l’azienda bancaria Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.a., in amministrazione straordinaria, con sede in Ferrara, posta in risoluzione con provvedimento della Banca d’Italia del 21 novembre 2015 – approvato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze con Decreto del 22 novembre 2015 – (ente in risoluzione) a favore della Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.a., con sede in Roma (ente ponte).
Restano escluse dalla cessione dell’azienda soltanto le passività – finite nella Bad Bank – diverse dagli strumenti di capitale, in essere alla data di efficacia della cessione, non computabili nei fondi propri, il cui diritto al rimborso del capitale è contrattualmente subordinato al soddisfacimento dei diritti di tutti i creditori non subordinati dell’ente in risoluzione.

30 giugno 2017: Banca Popolare Emilia Romagna – Bper – ha acquisito per 1 € il 100% del capitale di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A.

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