Avrebbe inviato col suo telefono una decina di messaggi offensivi e minatori a una dottoressa dell'ospedale Sant'Anna di Cona, gettandola in uno stato di ansia e preoccupazione, poiché - secondo lui - colpevole di aver diffuso ad altre persone alcune delicate notizie relative al suo stato di salute
È quanto ha deciso nei giorni la Corte Costituzionale che ha ritenuto incostituzionale il criterio della residenzialità storica per l'assegnazione delle case popolari relativamente a una previsione normativa della Regione Veneto, ma valido per tutte le amministrazioni italiane
Bene l'Emilia Romagna nel suo complesso, male Ferrara che continua a non decollare con i primi tre mesi del 2024 che vedono 43.096 presenze. Si tratta del 13,5% in meno del 2023 e del 15,9% in meno del 2019
Una bella storia da 25 Aprile. Ci sarà una pietra d'inciampo in ricordo di Aladino Govoni. Aladino Govoni, figlio del poeta Corrado Govoni, prima militare e poi partigiano, fu una delle vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine ed è stato insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria
Tre bulli lo avrebbero 'preso di mira' quotidianamente, costringendolo a vivere con agitazione, ansia e paura le ore di lezione sui banchi di scuola, arrivando anche a mettergli le mani addosso fino a mandarlo all'ospedale con l'ambulanza
Vitlie Uniuc
Sergiu Sava
Maksym Myloslavskyi
Vasile Mocanu
Ruslan Zaparaniuk
Dmytro Shutiak
Spiridon Chise
Una “banda senza scrupoli” che metteva a segno veri e propri raid notturni nei garage delle abitazioni e nei negozi di biciclette, opportunamente scelti durante dei sopralluoghi a bordo di auto rubate per non essere riconosciuti durante i giri di perlustrazione.
Sono 49 i furti accertati in 3 mesi di indagine (da marzo a giugno), più i 5 veicoli rubati e le 14 bici costose (prelevate con ingegnosi stratagemmi, come una corda calata da un buco sul tetto) per un valore di oltre 100mila euro.
A tanto ammonta il bottino della banda dell’Est sgominata dalla Polizia di Stato, che all’alba di mercoledì 9 agosto ha arrestato sette persone e denunciato a piede libero altre quattro, tutte provenienti dall’Ucraina e dalla Moldavia, ma residenti a Ferrara e Bologna, per lo più irregolari sul territorio e con precedenti specifici. Alcuni di loro già in carcere per aver fatto parte anche della “banda del buco” incastrata tre mesi fa dai carabinieri.
A Ferrara era situata la base di ricettazione e smistamento della refurtiva, custodita in due garage in via Magenta e corso Piave, dove abitavano due dei componenti, in attesa di consegnarla ai corrieri stranieri che la rivendevano sul mercato dell’Est, mentre i colpi sono stati messi a segno a Zola Predosa, Minerbio, Crespellano, Castel San Pietro, Casalecchio, Vergato e Gaggio Montano (in provincia di Bologna), Savignano sul Panaro in provincia di Modena, Imola, Cesenatico, Reggio Emilia e Verona.
Il sodalizio criminale era ben organizzato. Il modus operandi cambiava a seconda delle necessità: dopo aver scelto il luogo in cui colpire, i presunti predoni usavano il metodo del foro sulla maniglia o tagliavano i cardini delle porte basculanti per entrare nei garage e depredare tutto quello che trovavano: tv, attrezzi da lavoro, casse di vino, affettatrici, passeggini. Nei negozi di biciclette eludevano il sistema di allarme e facevano razzia di mezzi costosi (dai 2 ai 5mila euro), facili da rivendere (già smontati) all’estero, con il trucco della corda che poteva far ‘fluttuare’ le bici in aria fino a raggiungere il tetto, dove i ladri aspettavano le due ruote attorno al buco creato ad hoc.
“Tra di loro – spiega il comandante della Mobile Andrea Crucianelli – comunicavano con un linguaggio criptico (“lavorare” veniva usato al posto di “rubare”; le auto le chiavano “carrozza”, che tradotto in romeno vuol dire “transport”, da qui il nome dell’indagine), durante i sopralluoghi spegnevano i cellulari e ricorrevano spesso ai social, avevano addirittura un profilo Facebook dove pubblicavano le foto della refurtiva”. Gli espedienti non hanno fermato le intercettazioni della polizia.
L’indagine è stata condotta dal personale della squadra mobile di Ferrara con la collaborazione della squadra mobile di Bologna e della polizia municipale di Minerbio Baricella che per prima ha individuato le auto rubate. La prima volta è stata lo scorso 23 dicembre, quando la pattuglia ha inseguito la macchina rubata fino a Ca’ De Fabbri prima di essere speronata. Il secondo inseguimento era terminato a San Bartolomeo in Bosco, dove il 16 gennaio la macchina in fuga si era schiantata contro un muretto e i banditi avevano proseguito la fuga a piedi.
A capo della banda, secondo gli inquirenti, c’era Vitlie Uniuc, moldavo di 27 anni. “Vitalik”, questo il suo soprannome, sceglieva gli obiettivi e assoldava la manovalanza, che non mancava mai: erano proprio i suoi connazionali a chiamarlo per andare a “lavorare“. Il suo braccio destro era Sergiu Sava, incensurato moldavo di 22 anni, detto Seriojka, mente Vasile Mocanu, moldavo di 25 anni, veniva reclutato come “soldato” durante i furti. Al suo fianco Dmytro “Demon” Shutiak, ucraino di 27 anni, che trasportava la refurtiva in casa di Maksym “Max” Myloslavskyi, ucraino di 28 anni, il custode della banda con il suo box in via Magenta a Ferrara. Smascherato quel deposito, sono entrati in gioco Ruslan Zaparaniuk, ucraino di 44 anni detto “Russik”, e Spiridon Chise, moldavo di 26 anni detto “Spiru” che hanno offerto il proprio garage di corso Piave come rifugio.
Quattro i residenti a Ferrara: Dmytro Shutiak, Maksym Myloslavskyi, Ruslan Zaparaniuk e Spiridon Chise.
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