Cronaca
22 Aprile 2017
Spunta anche un nuovo arresto appena arrivato in Italia per furto e tentato omicidio

La sorella del killer: “Non sapevo fosse ricercato”

di Redazione | 3 min

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di Simone Pesci

Molinella. A Molinella le ricerche proseguono senza sosta, nonostante la giornata di visite istituzionali, col ministro degli interni Marco Minniti che ha visitato la zona in segno di vicinanza ai familiari delle vittime e alla popolazione, ma anche per dimostrare come le ricerche andranno avanti finchè ‘Igor’ non sarà consegnato alla giustizia.

Il killer, infatti, continua a latitare da almeno 13 giorni, di lui non si ha più notizia dalle 20, circa, del 8 aprile subito dopo avere ucciso la guardia ecologica Valerio Verri e aver ferito il collega Marco Ravaglia, in via di guarigione ma ancora sotto osservazione all’ospedale Bufalini di Cesena.

Continuano i blitz, scattati tramite le continue segnalazioni dei residenti nella zona fra i paesi di Campotto, Marmorta e Molinella e le perlustrazioni fra i casolari abbandonati, gli acquitrini e i filari dell’area rossa. Com’è altrettanto certo che gli inquirenti stanno sempre lavorando sulla pista degli aiutanti e delle conoscenze del serbo.

Dal suo paese natale, la Serbia, intanto, – dove Feher è ricercato per rapina e stupro di minori dal 2005 – ha parlato tramite il programma “Quarto grado”, la sorellastra di Norbert Feher, Nikoletta Bergel, che ha confermato il vero nome del fuggiasco, ma si è detta “sconcertata di quello che sta succedendo, siamo tutti sotto choc, non sapevamo che lo stessero cercando sia qui che in Italia, lo abbiamo scoperto da Internet”.

Si apprende così che ‘Igor’ è nato il 10 febbraio del 1981, non nel ‘76 come aveva dichiarato il killer dopo gli arresti successivi.

E spunta un nuovo arresto, avvenuto – secondo la trasmissione – la notte del 28 novembre 2005. Allora i carabinieri lo arrestarono a Savignano sul Rubicone (in provincia di Forlì-Cesena) insieme a un complice con l’accusa di furto e tentato omicidio. Aveva con sé oggetti da scasso e armi bianche. In caserma fornì le sue vere generalità e disse di chiamarsi Feher e di avere cittadinanza ungherese.

Sul suo passato Nikoletta, che vive ancora a Subotica, città natale del killer a pochi chilometri dal confine con l’Ungheria, afferma che non è a “conoscenza del suo addestramento militare perché se ne è andato quando avevo 4-5 anni, poi ci sentivamo poco, massimo due volte all’anno e con conversazioni brevi: qui tutti mi raccontavano che era un ragazzo buono, gentile e a modo, io non l’ho conosciuto così bene da poterlo giudicare”. Al’inviata Francesca Carollo la donna sostiene di aver parlato col fratello l’ultima volta l’anno scorso via Facebook (“ci siamo detti “come stai?” e cose del genere, ma non è stata una conversazione lunga”).

Quanto al lavoro del fratello, la Bergel afferma che “lui non ce l’ha mai detto veramente, ma dalle foto che aveva messo pensavamo lavorasse in un negozio di automobili” e di non aver mai saputo nemmeno un indirizzo: “noi sapevamo solo che si spostava da paese in paese”.

Quanto ai legami con la terra d’origine, la sorellastra ipotizza che “non ci sia nessuno di importante per lui qui in Serbia. Per quello che so, non era un soldato. Se n’è andato da qui prima di fare il servizio militare”.

Infine un messaggio al fratello e alle forze dell’ordine che lo cercano: “So che lui non ha mai commesso questi crimini, vorrei dire a tutti che mio fratello non è così come lo descrivono. A lui voglio dire: “Tieni duro che tutto andrà bene”».

Incalazata dalle domande della giornalista, però, concede che “se veramente ha fatto queste cose deve pagare. Quando ho saputo cos’era successo l’ho cancellato e bloccato da Facebook, perché non volevo più sapere niente della sua vita”. E ha cancellato tutta la corrispondenza con lui.

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