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7 Marzo 2017
Ricordata al Ridotto l'eclettica figura dell'intellettuale senatore

Mario Roffi a 22 anni dalla scomparsa

di Redazione | 2 min

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Nelle scorse settimane, nel corso del ciclo di conferenze sulla storia della musica a Ferrara, dedicato agli anni ’50 del secolo scorso, organizzato dall’Istituto Gramsci di Ferrara nell’ambito di Agenda Ridotto del Teatro Comunale, il primo incontro-ricordo è stato rivolto alla eclettica figura dell’intellettuale senatore Mario Roffi.

Il grato compito è toccato a chi scrive, avendo avuto la fortuna e l’onore di conoscerlo personalmente, un’occasione vòlta a ricostruire uno spaccato di vita cittadina attraverso una figura di essenziale riferimento, ricordandone l’azione politica e culturale.

E piace, in questa sede, riportarne testimonianza, ricordando, in parte, a seguire, con le parole dell’avvocato Antonio Boari da lui pronunciate in occasione del conferimento al senatore Mario Roffi del Premio Stampa 1979, riportate poi in uno dei suoi migliori libri, Saggi ferraresi e altri, pubblicato nel 1992 dall’editore Gabriele Corbo.

” (…) Ebbene io voglio aggiungere che tale magìa (di Ferrara, n.d.r.) ha conquistato in pieno Mario Roffi, che ha saputo comprendere la storia, l’arte , la cultura, in una parola l’anima, di questa nostra Ferrara che non ha mai dimesso il vestito di antica capitale. Una Ferrara che tanto piaceva al Carducci barbaro ed anche a D’Annunzio di Parisina e delle Città del Silenzio.
Ed è per questo che siam grati a Mario Roffi.
Gli siamo grati per le celebrazioni del Savonarola del 1952, di Frescobaldi del 1953, del Tasso del 1954, di “Rossetti e il Rinascimento Ferrarese” del 1956, di quel magnifico Teatro della Verzura al Palazzo dei Diamanti dal 1954 al 1958, delle celebrazioni ariostesche dal 1974 e 1975, fino al recente simposio europeo sui Centri Storici (
)”.

A Mario Roffi si deve anche la valorizzazione della Cultura Dialettale Ferrarese: negli anni Cinquanta ‘scoprì’ per caso, la compagnia della Straferrara ancora di retta dal suo fondatore, il cav. Ultimo Spadoni, padre di ‘Cici’ Spadoni, ed il suo lavoro ininterrotto a questo 2017 in cui compirà 86 anni, procurandole una sovvenzione statale ed una sede stabile ed idonea, seppur all’aperto, l’Estivo San Guglielmo. Ed ancora: se esistono in sede istituzionale ferrarese il manoscritto ed il microfilm di Madonna Frrara ch’è vvgnù in villa, la commedia di Anonimo del XVII secolo, il prodromo del teatro dialettale ferrarese, redatto in una lingua definibile genericamente come rivierasco – padana, molto ‘diretta’, quasi ‘volgare’ – ma nell’accezione moderna del termine, si badi – lo si deve a Roffi che lo trasse e lo traslò dalla Biblioteca Estense di Modena, dove si trovava, tra le carte inedite estensi (fa parte, infatti, del Codice Miscellaneo Estense) scoperte dal professor Alfonso Lazzari.

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