È durato tre ore – con una pausa – dalle 9,30 alle 12,30 l’interrogatorio dell’ex commissario e oggi liquidatore della vecchia Carife, Antonio Balndini.
Blandini – che non è indagato -, assistito dall’avvocato Marco Linguerri è stato sentito dai sostituti procuratori Barbara Cavallo e Stefano Longhi in qualità di legale rappresentante del vecchio istituto per fare chiarezza sulle manovre che vennero fatte per l’aumento di capitale da 150 milioni di euro del 2011
Nella giornata di oggi, invece, dovrebbero comparire davanti al pm alcuni indagati (in tutto sono cinquantatré) – fra gli ultimi rimasti da sentire – assistiti dall’avvocato Filippo Sgubbi.
Al centro dell’inchiesta, come detto, c’è l’aumento di capitale del 2011, considerato il crocevia della crisi di Carife che portò poi nel 2015 alla sua risoluzione e alla dichiarazione di insolvenza. I reati contestati a vario titolo agli ex dirigenti dell’istituto, della Fondazione e di alcuni dirigenti di altre banche che entrarono nell’operazione (CariCesena, Banca Popolare di Bari, Popolare Valsabbina e Popolare di Cividale) sono quelli di bancarotta in relazione a un aumento di capitale considerato fittizio (almeno per 22,8 milioni di euro ottenuti con la sottoscrizione reciproca di azioni), aggiotaggio, falso e ostacolo alla vigilanza.
La procura – anche per la particolare complessità della materia – ha ottenuto un prolungamento dei tempi e le indagini dovrebbero concludersi entro l’inizio dell’estate.
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