Comacchio
9 Febbraio 2017
Calci, offese in pubblico e via facebook, mesi di incubo per una ragazza di 25 anni

Stalker violento condannato a 4 anni

di Redazione | 3 min

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Comacchio. Minacce di morte, auto bruciate, calci in pancia, offese in pubblico. Non aveva risparmiato nulla e nessuno la furia cieca di un ex che per mesi ha perseguitato la sua vittima e le persone di cui si circondava. Tanto da costringerla a scappare da casa e lasciare il paese natio, cambiare numero di telefono, chiudersi in casa con la paura permanente di trovarselo di fronte alla porta.

Si è concluso con la condanna a 4 anni di reclusione il processo in rito abbreviato per stalking contro Giuseppe Rinieri, pescatore 35enne residente a Comacchio difeso dall’avvocato Paolo Bicocchi. Il gip Silvia Marini non ha avuto dubbi nell’accogliere le richieste del pm Giuseppe Tittaferrante per quell’uomo che si era reso protagonista di offese e minacce, via sms o facebook “talmente frequenti e talmente disgustose – recitava l’ordinanza con cui il giudice ne decretava gli arresti domiciliari – da evidenziare in modo chiato in Ranieri il carattere irrispettoso del genere femminile, delle persone, delle regole di civile convivenza”.

Quella furia scoppiò per gelosia nell’aprile del 2016. Lei, 26enne comacchiese, assistita dall’avvocato Sara Bruno tramite la quale si è costituita parte civile nel processo, gli comunica di voler interrompere la loro relazione. Una rottura che lei fa derivare da violenze fisiche subite.
Da allora inizia “una serie pressoché continua di comportamenti letteralmente persecutori – si legge sempre nell’ordinanza – costituiti da ingiurie, pedinamenti, telefonate moleste, messaggi ingiuriosi e minacciosi, atti di danneggiamento” .

Alcuni esempi. Il 25 luglio Rinieri – che al suo attivo ha già reati contro la persona, contro il patrimonio e per spaccio di stupefacenti – le sferra dei calci in pancia e un colpo alla nuca con il casco da motociclista. Lo stesso giorno, all’interno di una bar scaglia contro la donna un contenitore di caramelle, poi le prende il cellulare chiedendole il codice di accesso per vedere messaggi e chiamate, per poi sbatterlo contro. A questo si aggiunge poi un infinito numero di telegonate e di sms dal contenuto molesto e intimidatorio (“non mollero mai… anche dopo morto, non vai da nessuna parte, sei mia, sappilo… Devi vivere male tutta la vita ecc.”), minacce di morte, appostamenti davanti alla casa dell’ex.
Un giorno la 26enne si trova un cacciavite conficcato sulla porta di casa. Non c’è stato nemmeno bisogno di dare spazio alla fantasia per individuarne il colpevole. Lui stesso le aveva inviato la foto della prodezza via mms.
Un altro episodio vede l’imputato strapparle di mano le chiavi dell’auto, che verrà trovata abbandonata per la strada piena di sabbia nel motore.
Dal furore del 35enne non scappa neppure la madre della vittima. Che si è vista costretta a dargli il numero di telefono della figlia, pena il suo letto e il suo camion dati alle fiamme. Il suo furgone verrà trovato cosparso di benzina.
Successivamente l’uomo darà seguito ai suoi propositi, dando alle fiamme sia l’auto dell’ex che quella del convivente della madre di lei.
Offese e minacce dalla vita reale si sono poi trasferite sui social con post offensivi e denigratori. Il tutto da aprile a ottobre 2016. Con qualche colpo di coda, come in dicembre, quando picchia uno dei testimoni della parte civile. O come quando, il 9 dicembre, pubblica su facebook il video in cui brucia scooter e indumenti dell’ex compagna.

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