Il fatto non costituisce reato. Il tribunale ha assolto il commercialista Andrea Carletti, 63 anni, accusato assieme al figlio Luca di mancata esecuzione di un provvedimento del giudice civile per sottrarsi all’adempimento degli obblighi nascenti da una sentenza di condanna.
Il professionista venne denunciato da Filippo Dianti, il grande accusatore delle mazzette in Acer. Il giudice civile lo condannò a restituire 735mila euro ai suoi ex clienti, perché le parcelle erano “sproporzionate ed esorbitanti rispetto a quanto dovuto”.
Successivamente, secondo l’accusa, Carletti si sarebbe privato del proprio patrimonio in favore del figlio, attraverso una serie di operazioni distinte: un aumento di capitale a fine 2011 alla propria società immobiliare (che viene anche trasformata da sas a srl) attraverso il conferimento di immobili per 1,5 milioni di euro che erano intestati alla sua ‘persona fisica’, e poi la cessione di tutta la società al figlio.
La difesa – rappresentata dall’avvocato Massimo Bissi per Carletti, e dall’avvocato Carlo Bergamasco per il figlio – ha sempre sostenuto che la cessione era motivata da questioni di incompatibilità tra il ruolo di commercialista e quello di titolare di una società immobiliare.
E alla fine, nonostante le richieste di condanna a 6 e 4 mesi avanzate dal pm, il giudice si è convinto della mancanza di dolo in quelle operazioni. Non c’era intenzione di eludere il risarcimento civile. “Finalmente – commenta Bergamasco – cominciano a esserci capitoli a favore del mio assistito in questa vicenda, che lo ha colpito comprensibilmente in maniera molto negativa”.
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