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10 Gennaio 2017
Successo per la commedia dialettale dedicata al fondatore Ultimo Spadoni

Straferrara festeggia i suoi 85 anni

di Redazione | 4 min

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Foto di Franco Sandri - Airf

Foto di Franco Sandri – Airf

Un vero successo, quello della rappresentazione della Straferrara che giovedì 5 gennaio scorso, la vigilia dell’Epifania, con Traquàcc a Màgnavàca, dedicata in incipit al fondatore, Ultimo Spadoni ed al suo successore, Beppe Faggioli, ha conquistato il folto pubblico di habitué e non accorso al Comunale di Ferrara per festeggiare con la compagnia gli 85 anni di carriera ininterrotta, nemmeno in tempo di guerra.

Era nata, infatti, il 14 agosto 1931 la compagnia stabile dialettale più antica di Ferrara e d’Italia. A quella data risale l’atto costitutivo che ne sancisce la nascita, sottoscritto dal fondatore, Ultimo Spadoni e da un manipolo di grandi attori – alcuni già facenti parte di già esistenti sodalizi teatrali, come la storica Filodrammatica Estense.

L’uscita ufficiale della Straferrara coincide con l’inizio altrettanto riconosciuto della drammaturgia originale dialettale ferrarese per mano di Alfredo Pittèri, scomparso 40 anni fa, grande ed eclettico intellettuale dei suoi tempi (Futurista con De Pisis ‘per’ Marinetti) che redasse la commedia d’esordio della Straferrara, Pàdar, fiòl e Stefanìn, presentata per la prima volta al Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro il 3 settembre 1931. Da allora il loro lavoro ed il loro successo furono ininterrotti: non smisero di recitare neppure in tempo di guerra, durante i bombardamenti – e vari episodi lo attestano (cfr. I Settant’anni della Straferrara, testo stilato nel 2001 da chi scrive).

Molti, moltissimi i riconoscimenti quasi tutti nazionali acquisiti negli anni dalla compagnia in toto e dai singoli attori: citandone solamente alcuni, si ricorda il 1° Premio e Medaglia d’oro al Festival del Teatro Dialettale Città di Busseto ed alla Rassegna Nazionale del Teatro Comunale di Faenza, nel 1963, la Medaglia d’Oro nel 1965 ad Ultimo Spadoni per i 30 anni di attività continua, da parte dell’Agis.

E poi, sotto la direzione di Beppe Faggioli, che dal 1967 subentrò al Cav. Spadoni, padre di ‘Cici’, si rammenta il Premio Masi-Recchi alla compagnia tutta da parte della Camera di Commercio di Ferrara, il premio Assostampa di Ferrara, nel 1996 a Beppe, il 1° Premio alla Straferrara per la migliore recitazione, nel 2007, alla rassegna Il Mulino del Po a Ro Ferrarese e, nel 2009, ancora un 1° Premio alla Rassegna Comunale di Voghiera.

Ma la Straferrara, a discapito della forse un tantino ancora borghese cultura tradizionale locale, non è mai stata considerata vitale elemento propositivo ed addirittura didattico, nonostante la grande ed inventiva apertura di Beppe Faggioli che amava rivolgersi ai giovani, le generazioni future. L’inconcepibile mancanza di una sede stabile, se si eccettua il breve periodo tra gli anni ’50 e ’60 in cui il senatore Mario Roffi, assessore e mecenate della Città Estense, lui spilambertese per nascita, gliel’aveva temporaneamente concessa, impedì che uno storico essenziale sedimento, un Archivio della Memoria, per la conservazione di materiali, copioni, scenografie, costumi, ponesse le sue basi per un passato da tramandare ad un futuro già facilmente smemore.

Così, dopo la commedia del 50ennio, Al tramàcc di Celati e Forti e tutte le altre rappresentate ogni 5 anni, sempre al Teatro Comunale di Ferrara (tra le ultime una con musiche di scena del Maestro Corrado Celada) fino a quella dell’80ennio, l’adattamento di Caselli dal Malato immaginario di Molière, la Straferrara tutta ha scelto, per quest’ultimo genetliaco, un’opera che tutte le riporti alla mente, ‘ricolma’ di tutto il teatro classico – se si passa l’apparente esagerazione – e di quello più popolare, ma che entrambi li assimila, facendone una cosa sola con vari éscamotages (tra cui una zzirudèla d’ouverture di Tamba, il compianto maestro e poeta Gigi Vincenzi), piccoli colpi di scena, rimandi, citazioni, guizzi di inaspettato méta-teatro, presenti tutte le attrici e gli attori della compagnia in cameos o parti di rilievo – non ha importanza alcuna – che rimandano a Plauto, a Shakespeare, alla Commedia dell’Arte, al Teatro Napoletano e, soprattutto, a se stessi, al loro percorso esperienziale da La Castalda a Madòna Frrara ch’è vvgnù in villa, a Tre gati da patnàr al grande Piròcia: e così la Straferrara proporrà con Traquàcc a Magnavaca quella ‘se stessa’ di 85 anni fa, di domani, di…sempre.

Ad maiora!

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