Argenta
8 Dicembre 2016
Due anni con pensa sospesa per un uomo di 50 anni, i giudici fanno cadere l'accusa di violenza sessuale

Condannato per aver maltrattato la ex moglie

di Daniele Oppo | 2 min

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trib2Due accuse molto gravi, quella di aver maltrattato l’ex compagna e di averne abusato sessualmente. Ma solo una di queste è sopravvissuta al vaglio dei giudici.

Due anni di reclusione con pena sospesa. Questa la condanna per Cesare Russo, 50 anni, originario della Sicilia (difeso dall’avvocato Metto Mangolini) ma solo per i maltrattamenti. È caduto invece il capo d’imputazione relativo alla violenza sessuale.

Il processo nasce dalla denuncia sporta dalla ex moglie – i due in realtà risultano serpatati ma non ancora divorziati – per fatti relativi al periodo maggio-dicembre 2013 in un paese del Basso Ferrarese. L’uomo, secondo quanto raccontato proprio dalla donna, sentita come parte offesa ma non costituitasi parte civile, avrebbe usato della violenza psicologica verso di lei e poi anche violenza fisica, colpendola almeno in due occasioni con un pugno. La prima per il semplice suono del telefono cellulare che avvertiva della fine della ricarica della batteria, ma che sarebbe stato interpretato come la ricezione di un messaggio da parte di un amante, e un altro pugno in una seconda occasione non specificata. La donna ha raccontato che in almeno due occasioni – nella denuncia ne risultano tre o quattro – sarebbe stata costretta a rapporti sessuali non consenzienti, ma la sua versione non deve aver convinto fino in fondo i giudici, che infatti hanno escluso gli abusi sessuali.

In mezzo una storia di apparente, fortissima, gelosia, fatta di ripetuti scatti d’ira, alternati a messaggi d’amore. Tanto che l’uomo si fece fare le carte da un “mago del paese, che ha gli detto che da due anni avevo l’amante”. Poi la fine della relazione – per la seconda volta, una separazione avvenne già nel 1999, prima della riconciliazione del 2003 – con Russo che si trasferisce in Sicilia, ma che manda alla ex compagna tanti messaggi, e con un amico che faceva da tramite che invitava spesso la donna ad allontanarsi dalla casa familiare prima del suo imminente ritorno. Messaggi che hanno portato la donna (seguita dal figlio) prima a trasferirsi a Ferrara e poi scegliere un’altra destinazione dove si è ricostruita una vita.

Russo si è difeso ammettendo i conflitti verbali ripetuti e di aver mandato i messaggi dopo la fine della relazione, ma negando violenze fisiche e sessuali.

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