Cronaca
7 Dicembre 2016
Il Comune di Ferrara aveva sborsato 1,7 milioni di euro all'altoatesino ma la causa sull'esproprio ora torna alla Corte d'Appello

Caso Lageder, per la Cassazione i conti sono da rifare

di Redazione | 3 min

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Foto di Sergio D’Afflitto|CC BY SA 3.0

Corte di Cassazione (Foto di Sergio D’Afflitto|CC BY SA 3.0)

La sentenza d’Appello arrivò dopo 30 anni, condannando il Comune a sborsare 1,7 milioni di euro, ma ora la Cassazione ha rispedito tutto ai colleghi della Corte d’Appello che dovrà rifare i conti. Parliamo del caso Lageder, la causa giudiziaria del 1982 che costrinse il Comune di Ferrara a dover sborsare 1 milione e 700mila euro a uno dei più noti produttori di vino Lagrein dell’Alto Adige, l’imprenditore Alois Lageder, appunto. Imprenditore che ottenne dal tribunale il pignoramento dei conti correnti del Comune, nonostante i tentativi dell’Amministrazione di risolvere bonariamente la questione.

Tutto nacque dall’esproprio, nel 1982, di un’area del signorile quartiere di Villa Fulvia per realizzare alcuni immobili di edilizia pubblica. Il Comune di Ferrara all’epoca offrì all’imprenditore altoatesino la somma di 150 milioni di vecchie lire, che Lageder giudicò troppo basso tanto da indurlo a fare ricorso. Nel 2011 la Corte d’Appello diede ragione al proprietario del terreno, condannando il nostro Comune a sborsare, appunto, la cifra di 1 milione e 700mila euro che comprende il valore rivalutato dell’area espropriata e gli interessi maturati in tutti questi anni.

Per far fronte a tale cifra l’Amministrazione fu costretta ad accendere un mutuo e a vendere azioni Hera alla holding Ferrara Servizi e l’immobile sede della circoscrizione 4 alle Farmacie. Il caso provocò polemiche politiche ed ebbe risonanza sulla stampa, in consiglio comunale e, in seguito, portò esponenti dell’opposizione a depositare esposti  alla Corte dei Conti. Il sindaco Tagliani, comunque, con il patrocinio dell’avvocatura civica del Comune, propose ricorso avanti la Corte di Cassazione che in questi giorni ha depositato la sentenza.

In sostanza la Cassazione sembra dare soddisfazione al Comune di Ferrara, intimando ai colleghi della Corte d’Appello di ricalcolare le somme dovute. Questo perché, pur senza parlare di cifre, secondo i giudici dell’alta corte il valore del terreno, che il Comune calcolò sulla base degli indici di edificabilità del Prg (i 150 milioni di vecchie lire offerti ai Lageder), non avrebbe dovuto essere incrementato nella misura stabilita dalla sentenza, che ha preso in considerazione un diverso indice di edificabilità. L’indennità di esproprio dovrà quindi essere ricalcolata secondo i principi proposti dal Comune accolti dalla Cassazione. Più in particolare la Corte d’Appello aveva ritenuto ingiustamente che, con l’esproprio di una porzione dell’area di Lageder e la realizzazione del piano di edilizia popolare, il comune avesse assorbito anche la capacità edificatoria dell’area residua, così determinando un valore venale dell’area espropriata assai superiore a quello ritenuto equo dal Comune ai fini della determinazione dell’indennità in base al valore venale del bene. L’avvocatura civica ha rilevato, nel ricorso alla Corte di Cassazione, che in base alla normativa in materia, il Peep non aveva sottratto capacità edificatoria all’area residuata in proprietà a Lageder, che l’aveva quindi mantenuta con tutto il suo valore e che, di conseguenza, la supervalutazione del valore venale dell’area espropriata compiuta dalla Corte d’Appello era errata. La Corte di Cassazione ha accolto questa censura proposta dal Comune e la Corte d’Appello dovrà effettuare un nuovo calcolo. Altra importante critica sollevata in Cassazione dal Comune attiene al fatto che la sentenza impugnata aveva non solo determinato in quel modo eccessivo il valore venale dell’area acquisita dal Comune, ma lo aveva aumentato di un ulteriore 50% applicando l’atto di cessione senza considerare che le norme su cui si fondava (che non applicavano l’aumento al valore venale, ma a valori assai inferiori) erano state dichiarate incostituzionali e senza considerare che, quindi, non era più possibile applicare quella maggiorazione. La sentenza impugnata, cioè, provocava l’abnorme risultato di far pagare al Comune un’indennità pari al 150% del valore di mercato dell’area, valore peraltro calcolato erroneamente in modo eccessivo. La Cassazione ha accolto anche questa censura proposta dal Comune. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, dovrà ricalcolare l’indennità secondo i principio proposti dal Comune che la Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto di accogliere.

Ne consegue che la famiglia Lageder dovrà  restituire al Comune di Ferrara  quanto ingiustamente pagato oltre alle spese di giudizio.

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