Il testo non è stato concordato con la curia. Si sa solo questo, e poco di più, sulla posizione dell’arcidiocesi di Ferrara in merito al cartello shock affisso nella chiesa di Gorino. 

Un cartello contro i musulmani “che se ne possono andare nel vostro califfato di Iraq”. Un cartello su cui campeggia un simbolo arabo “che rappresenta la ‘N’ araba e significa ‘Nazzareno’”. Un cartello che identifica solo una parte del pensiero del parroco gorinante, il quale sul tema caldo dell’accoglienza ha esordito con un lapidario: “I migranti? Deve accoglierli a casa sua”.

La breve nota stampa inviata da don Massimo Manservigi, vicario del vescovo, non entra infatti nel merito della questione. Le pesanti affermazioni espresse da don Paolo Paccagnella, che da oltre 25 guida la parrocchia del piccolo paese, non vengono neanche sfiorate. La curia fa solo sapere che “si è proceduto a contattare il parroco di Gorino per i doverosi chiarimenti”. 

Cosa si siano detti i due don al telefono rimane un mistero. L’attenzione della curia viene tutta focalizzata sulla giustificazione del simbolo arabo, fra l’altro già esposta da anni sul portone centrale dell’Arcivescovado di Ferrara, in quanto “la sua presenza esprime solidarietà ai cristiani perseguitati dell’Iraq e disapprovazione per chi li perseguita”.

E la disapprovazione nei confronti di chi sembra aver dimenticato i valori cristiani di accoglienza espressi a più riprese dallo stesso papa Francesco? “La posizione dell’Arcidiocesi è da sempre, ed esclusivamente, quella espressa nel comunicato di martedì scorso 25 ottobre” scrive don Manservigi, ovvero quando l’Arcidiocesi si è detta “sempre schierata in prima fila nell’affrontare ogni richiesta di ospitalità e nel fare tutto quanto era in suo potere. Lo dicono i numeri sugli ospiti accolti e lo dicono le strutture messe in campo”. Forse non a Gorino.