Lettere al Direttore
24 Settembre 2016

Un poliziotto di provincia scrive al ministro Alfano

di Redazione | 7 min

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On. Dott. Angelino Alfano

Sono un Poliziotto in servizio nella città di Ferrara. Una delle cento e passa piccole realtà locali di un Paese dove la Polizia di Stato opera nel pieno di una congiuntura che vede la riduzione delle risorse disponibili confrontarsi con un’accresciuta richiesta di sicurezza.

Come detto, sono un poliziotto, e con i mie colleghi le assicuro che la nostra parte la facciamo cercando di operare con il massimo scrupolo, tentando di trasmettere tranquillità con nostro lavoro, parlando con i cittadini, ascoltandone le perplessità e soprattutto rispettando le norme, ovvero le Leggi e le disposizioni che ci vengono impartite.

Purtroppo però, signor Ministro, oltre alle citate problematiche attinenti le scarse risorse, si affacciano altri problemi; non ultimo quello della sempre più difficile comprensione di quello che ci viene richiesto.

Ella avrà sicuramente colto che la vecchia Polizia non esiste più; ciò è avvenuto per ragioni culturali, per naturale evoluzione, per il (pur lento) ricambio generazionale dei suoi appartenenti, per il mutamento delle esigenze operative derivanti da scenari che 10 o 15 anni fa nemmeno si sarebbero ipotizzati.

La società chiede, a ragione ed a pieno diritto, una Polizia efficiente, ma anche vicina alle istanze quotidiane di una popolazione la quale, anche a causa di eventi epocali come l’immigrazione di massa, vede taluni usi e consuetudini di civiltà severamente sotto minaccia; si sta diffondendo, anche se in modo sproporzionato alla realtà, l’impressione che chi sbaglia non paga, che la pena sia quanto di più incerto si possa immaginare, che in definitiva le Istituzioni non facciano sino in fondo il proprio dovere.

Noi la pensiamo diversamente e ci ribelliamo a quest’andazzo e modo di ragionare; testardamente ci ostiniamo a fare “la polizia”, quella cosa che i cittadini vedono come baluardo contro le ingiustizie. Ci chiedono ovviamente professionalità, risultati, ma soprattutto imparzialità.

Quest’ultima frase Le sembrerà una provocazione, ma certe esternazioni sentite ultimamente nella nostra provincia, ci fanno temere che la nostra terzietà per alcuni potrebbe anche essere derogata se ciò può divenire funzionale al dibattito politico.

Sicuramente sarà stato informato che poco prima di Ferragosto, in una piccola località della nostra provincia, Gaibanella, durante un’accesa assemblea riguardante la collocazione di profughi in una struttura ricettiva di prestigio, un assessore è stato aspramente contestato dai cittadini.

Sul posto era stato previsto un servizio di Ordine Pubblico ed infatti, contestazioni verbali a parte, non è successo nulla, mai l’incolumità delle persone è stata minimamente rischio e potrà verificare, l’assessore non è stato zittito, ma ha parlato a lungo.

Ciò nonostante sono scaturite infuocate polemiche nei giorni seguenti, sia conseguenti alla stizzita reazione dell’assessore Chiara Sapigni sia per le affermazioni del signor Sindaco di Ferrara, Avv. Tiziano Tagliani, non presente all’assemblea, che in merito ai fatti ha ritenuto comunque di dichiarare:

Nonostante rassicurazioni da parte della pubblica sicurezza, a conoscenza dell’incontro dell’assessore Sapigni con i cittadini in merito alla accoglienza di un gruppo di immigrati e della iniziativa di contrasto preannunciata da Nicola Lodi, all’assessore ed ai residenti è stato impedito di parlare. Una azione coordinata tra Casa Pound e leghisti pervenuti da tutta la Provincia ha consentito di dare sfogo all’intero peggiore repertorio contro l’accoglienza, nella incapacità delle forze dell’ordine di assicurare il confronto democratico”

Sono seguiti strascichi per giorni e praticamente tutte le OO.SS. di Polizia di questa provincia, guardandosi bene dall’entrare nel merito delle questioni trattate nell’assemblea, hanno avanzato le loro rimostranze, poiché è parso assolutamente fuori luogo l’intervento del Sindaco, nonché imbarazzante nei confronti dei cittadini l’aver creato e palesato una tale frattura tra Istituzioni.

Per fortuna qualcuno aveva filmato per più di un’ora l’evento e pertanto le immagini hanno inequivocabilmente mostrato quanto era accaduto e che nulla poteva essere eccepito alle forze dell’ordine.

Abbiamo pensato ad un abbaglio estivo ed abbiamo atteso precisazioni. Tutt’altro, le posizioni sono state successivamente ribadite, seppur con toni meno pungenti.

Ci domandiamo a questo punto: cosa sarebbe stato gradito al potere locale in un caso del genere? Poliziotti e Carabinieri dovevano forse entrare nella dialettica dell’assemblea zittendo i “dissidenti” (tra i quali oltre a qualche esponente politico c’erano cittadini che conosciamo di persona per semplici paesani arrabbiati) con la minaccia o peggio con la forza?

Le vogliamo ricordare che Ferrara è quella città dove pochi mesi fa, due Agenti di sesso femminile della Polizia locale, sono state minacciate durante un normale pattugliamento in zona frequentata da richiedenti asilo dediti a vari traffici e sono state costrette ad allontanarsi, per evitare guai seri; in quell’occasione, con nostro massimo sconforto e sorpresa il Comandante della Polizia Municipale di Ferrara, invece di attivare subito un servizio per l’identificazione dei soggetti, ebbe a dire: “A volte è meglio lasciar perdere“. Ma come ? Due pubblici ufficiali vengono accerchiati durante il loro servizio, “invitati” ad andarsene e la cosa passa così ? E’ accettabile ? Il fatto singolare è che l’Amministrazione Comunale prima difese confusamente questa scelta, poi minimizzò riferendo che in fondo non era accaduta cosa tanto grave.

Due giorni dopo, circa 140 comandanti di Polizie Locali della penisola, appresa la notizia, hanno scritto al Sindaco di Ferrara per dissociarsi con forza da un tale atteggiamento. In città la circostanza ha creato una forte eco tra la popolazione provocando imbarazzi ed ingenerando sfiducia; noi, che in strada ci stiamo, li abbiamo sentiti bene i nostri concittadini, sorpresi, arrabbiati, incerti, spiazzati. Con noi, che pestiamo l’asfalto, signor Ministro, la gente parla e tocca a noi ascoltarli; ma cosa possiamo rispondere in modo credibile, signor Ministro, senza lasciar trasparire i nostri sentimenti, se noi stessi rischiamo di apparire confusi, di fronte a domande dirette e circostanziate che rappresentano un sentire diffuso e supportate da fatti reali, non da percezioni ?

Noi siamo quelli che arrestano il ladro e, non per nostra volontà, lo mandiamo libero ancor prima che la parte lesa abbia firmato la denuncia; siamo quelli che fermano un clandestino pregiudicato che ha appena tentato di rapire una bimba in spiaggia, poi lo liberiamo e poi ci viene detto d’andarlo a ricercare perché gli devono fare altre domande per poi rimetterlo in libertà di nuovo. Siamo quelli che si beccano le alitate alcoliche degli ubriachi e, visto che ci siamo, anche qualche “mazzata”, oppure incassiamo in silenzio le offese gratuite del primo teppistello o di qualche ben noto Senatore della Repubblica.

Siamo coloro ai quali viene talvolta disposto di far confluire in un’area limitata delle persone con tuta nera e passamontagna per guardarli mentre danno fuoco a negozi, incendiano macchine od imbrattano banche. Altre volte dobbiamo assistere senza replicare alla farsesca e picaresca difesa di comportamenti che a noi hanno insegnato a chiamare fuga, ma che altri vogliono far passare per una lettura intelligente e mediaticamente accettabile di uno stato di incapacità a reagire.

Quindi, Signor Ministro, perchè mai avremmo dovuto essere noi, di fronte ai cittadini che manifestano la loro insofferenza per scelte che sono state fatte sopra le loro teste, quelli che li riducevano al silenzio, perdendo ai loro occhi la nostra imparzialità ? Ci stanno tirando furbescamente per la giacchetta, Signor Ministro, non pare anche a lei ?

Per non parlare di coloro che manifestano una vicinanza di facciata alle Forze dell’Ordine e poi, per accondiscendere agli elettori di un autocostituitosi partito dell’antipolizia, si fanno entusiasti promotori di campagne mediatiche mirate a “massacrare” in piazza i colleghi coinvolti in fatti di cronaca, ancor prima di qualsiasi contestazione della Magistratura.

Qualora, al termine dei vari processi giudiziari e mediatici, arriva horribile dictu, l’assoluzione, fomentano la rivolta, perchè uno sbirro, per certi personaggi dev’essere colpevole a prescindere e se la “fa franca” è per l’aiuto di amici “depistatori”, termine usatissimo e di grande presa nello sproloquiante gergo di certi ambienti. Siamo sottoposti, nei fatti, ad un trattamento che è l’esatto opposto di quello che spetterebbe per logica, diritto e giustizia ad ogni cittadino; veniamo considerati da questi individui, colpevoli sino a prova contraria.

Si tratta d’una deformata visione ideologica che sopravvive solo nelle menti di chi identifica nello Stato un nemico e nella Polizia il suo braccio armato.

Da ultimo le dichiarazioni pubbliche del consigliere comunale Baraldi che teme di più i poliziotti degli spacciatori chiamati affettuosamente “Spaccini” non fa che aumentare le distanze tra chi è deputato alla tutela del bene pubblico e chi invece contra legem lo minaccia.

Signor Ministro, il nostro compito diventa ogni giorno più difficile ed il senso di abbandono è forte ed insistente. A volte pare che le necessità della politica siano superiori al buon senso e la ragionevolezza.

C’è bisogno di segnali concreti, nuove assunzioni per riempire i vuoti enormi nei ranghi che si sono creati negli ultimi anni, retribuzioni dignitose, strutture funzionali, dotazioni adeguate e tutele reali, aspettiamo direttive chiare ed univoche; non dimentichiamo mai il nostro giuramento ed i Doveri che ne conseguono, ma non siamo più troppo certi di cosa ci viene chiesto di fare.

Questo stato d’indecisione perdurante non fa il bene della brava gente di questo nostro Paese, al quale noi teniamo più d’ogni altra cosa.

Con Osservanza,

un poliziotto di provincia

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