Attualità
14 Settembre 2016

Niente clienti con i buskers? Paghi chi ne beneficia

di Redazione | 4 min

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11-MozartbandI commercianti che vogliono i buskers vicini alle proprie attività contribuiscano all’organizzazione, anche mettendo mano al portafogli.

È, in estrema sintesi, il parare della consigliera comunale Paola Peruffo (Fi), che interviene nella polemica generata in particolare dagli esercenti di via Carlo Mayr, che si sono sentiti tagliati fuori dalla manifestazione e che la settimana scorsa hanno avuto un incontro interlocutorio con il Comune (gli assessori Roberto Serra e Massimo Maisto) proprio per affrontare la questione per il prossimo anno, quello del trentennale del Ferrara Buskers Festival.

“Nel confronto tra Ferrara Buskers Festival e rappresentanti del commercio – afferma Peruffo – ho notato prese di posizione arroccate sui rispettivi interessi di parte, quando invece la discussione che si è innescata potrebbe fornire lo spunto per rilanciare un evento che negli ultimi anni ha perso indubbiamente mordente. Partirei da un assioma: Il Buskers Festival ha bisogno di Ferrara (al di là della tradizione consolidata, è difficile immaginare un palcoscenico architettonico-monumentale in grado di prestarsi meglio del nostro) quanto Ferrara ha bisogno del Buskers Festival per una serie di ragioni che sarebbe superfluo ribadire”.

Peruffo si chiede se “dopo 29 anni di schema immutato non sia arrivato anche per il Buskers festival il momento di innovarsi in qualche aspetto. Gli organizzatori – a cui vanno riconosciuti ampi meriti – sono gli stessi dal 1988. All’epoca però sapevano osare maggiormente. Mi son chiesta varie volte per quale motivo non sono stati ripetuti i brillantissimi esperimenti delle prime edizioni, quando sulle strade di Ferrara spuntavano d’incanto i vari Lucio Dalla, Edoardo Bennato, Angelo Branduardi, nei panni di busker d’eccezione? Grazie alla loro fama questi grandi artisti avevano dato modo al Festival di acquisire fama nazionale e ora, a mio avviso, personaggi di una certa caratura, calati nel contesto attuale, saprebbero catturare l’attenzione di pubblico e media non locali”.

Una divagazione che serve per specificare come esista un problema: quello dei costi e dei benefici. “Nel caso specifico, anche collocando, per assurdo, una decina di validi artisti nei vari punti di via Carlo Mayr, logisticamente e storicamente fuori dal cuore pulsante dell’evento, la cosa certamente non si tradurrebbe in un fiume di pubblico dall’incrocio di Porta Reno a piazza Verdi, ma equivarrebbe a offrire una serata grama ai poveri musicisti coinvolti. Parlo per le testimonianze dirette a seguito di esperimenti simili lungo viale Cavour (fronte giardini), via Saraceno, Borgo Leoni, via Palestro: strade dove in anni passati si è cercato di allargare la “zona calda” del festival senza risultati degni di nota”.

Quindi, per Peruffo, non basta una mossa ‘banale’ come quella di spostare qualche artista nelle vie che lo richiedono, serve altro, e ha un costo: “Diverso il discorso se venisse creato un percorso, studiato per tempo, con il coinvolgimento dell’organizzazione e dei privati: questo però necessiterebbe di mappe, segnaletica, artisti piazzati con logica, potenziamento dell’illuminazione e ovviamente negozi non solo aperti, ma anche attivi per rendere vivace e attraente una via centrale, ma non centralissima. Per farlo ovviamente occorrono soldi e una valida strategia. E qui si apre un tasto dolente: chi pagherebbe gli investimenti necessari per avere una via commerciale illuminata e ricca di attrazioni? Esistono tanti esercizi commerciali (casalinghi, oreficerie, corniciai, giusto per fare esempi banali) per i quali la presenza o meno del pubblico-buskers muta di pochissimo gli introiti giornalieri. Ma è altrettanto vero che bar, pizzerie, gelaterie, ristoranti, negli otto giorni di rassegna, se messi nella condizione di essere parte integrante della manifestazione, vedrebbero lievitare i propri incassi. È questo, secondo me, il punto cruciale della vicenda: non si può chiedere a tutti indistintamente un contributo per rilanciare un evento che a molti non interessa“.

Quale soluzione allora? “Con un bilancio in cui gli stanziamenti degli enti pubblici sono drasticamente calati nel corso degli anni, i costi per rendere il Ferrara Buskers Festival maggiormente utile e proficuo ai commercianti di Ferrara dovrebbero quindi essere ripartiti proporzionalmente tra gli esercizi che maggiormente traggono beneficio dalla manifestazione, o meglio dal maggior numero di clienti che transitano grazie alla kermesse. La palla – conclude Peruffo – passa quindi nelle mani dell’Assessorato al Commercio, affinché istituisca un valido tavolo di confronto con le associazioni di categorie e le singole contrade commerciali, affinché, non solo sul Buskers Festival, ma su tutti i grandi eventi, si riescano a individuare le strategie migliori”.

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