Lui è un cittadino ‘attivista’ membro dei comitati contro la piaga della prostituzione nella zona di via Wagner e viale Krasndorar, ma si trova imputato in un processo con l’accusa di aver rapinato proprio una lucciola.
I fatti risalgono al settembre del 2013, quando una prostituta di nazionalità nigeriana chiama la Polizia e dichiara di essere stata rapinata da un uomo con un coltello. L’aggressore si sarebbe allontanato, per poi ripresentarsi sul luogo del delitto proprio nel momento in cui ci sono le forze dell’ordine. La ragazza vede l’imputato e lo indica come il rapinatore.
Così un 29enne attivo nella zona nelle manifestazioni contro la prostituzione, si trova a processo davanti al collegio composto dai giudici Luca Marini, Stefano Amore e Debora Landolfi, difeso dall’avvocato Enrico Zambardi.
La sua versione dei fatti è molto diversa: in realtà quella notte – come spesso accade – si stava semplicemente recando a comprare le sigarette al vicino distributore automatico e la donna lo avrebbe indicato come il rapinatore senza alcun motivo. La difesa punta dunque alla piena assoluzione, dimostrando che neppure i movimenti del 29enne sarebbero coerenti con il racconto della prostituta (non presentatasi al dibattimento) che – come rivelato nell’udienza di mercoledì mattina da un funzionario di Polizia – non avrebbe neppure riconosciuto l’arma usata: un coltello a serramanico secondo il suo racconto, un coltelo a falcetto quello indicato agli inquirenti.
La prossima udienza si terrà a novembre quando dovrebbe comparire la ragazza per la testimonianza.
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