di Carolina Fiorini
Punto Veg festeggia il suo primo mese di apertura in via Carlo Mayr 78. Il bistrot vegetariano ha aperto il 4 aprile ed è gestito da Jonny e Alice, fratello e sorella la cui storia parte da lontano.
“I nostri genitori si sono conosciuti al parco Massari, la nostra mamma è ferrarese, il papà invece è giordano palestinese. Noi abbiamo deciso di trasferirci a Ferrara quando eravamo già adulti e questa è la nostra prima esperienza nel campo della ristorazione, ma le cose sembrano andare bene: nell’arco di questo mese abbiamo avuto una clientela davvero numerosa”.
Punto Veg festeggia così il suo “mesiversario”, proponendo specialità gastronomiche tipiche della tradizione giordana: hummus e falafel sono i padroni della cucina, nati “dalla nostalgia dei sapori di casa, abbiamo affinato la ricetta fino a trovarne una che intrecciasse la nostra tradizione all’abitudine dei sapori italiani”.
I due fratelli portano a Ferrara la cultura culinaria della Giordania, proponendo in altre forme una specialità ferrarese: dal tipico “cecio” di Ferrara, la farinata di ceci, ai falafel e hummus, due ricette in cui i ceci vengono lavorati in modo particolare. Ma da degustare c’è anche molto altro: pane arabo, dolci alle castagne, cioccolata e cannella, tostones (chips di banane platano), panini e focacce ripiene dei “cinque colori della salute: cipolla melanzane, peperoni, pomodori e zucchine”.
Punto Veg inoltre parteciperà al Veg Festival che sabato 7 e domenica 8 maggio riempirà piazza Trento Trieste, offrendo alla città più di venti espositori di etica vegana, tra cui incontri d’informazione, stand gastronomici, chef e cooking show per degustare interessanti pietanze vegane.
L’unica nota dolente rimane la scarsa viabilità che tocca via Carlo Mayr, in particolare il tratto successivo piazza Giuseppe Verdi, tratto di strada che dà poca visibilità ai commercianti che la vivono. “Sembra che la via finisca all’altezza di piazza Verdi – lamenta Alice –, di qua passano poche persone ed ancora meno turisti. È un peccato perché la via in realtà ha molte attività commerciali, ma rimangono poco vissute”.
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